La medicina da diversi decenni tende a sostituire una funzione insufficiente con un farmaco capace di risolvere il problema, fornendo su base chimica, vuoi la sostanza o precursori chimici carenti per quella determinata funzione oppure fornendo l’antagonista in caso di eccessiva produzione di una sostanza o di un infezione. Assumendo il farmaco soprattutto a lungo termine in nessun modo il corpo viene stimolato nel suo deficit funzionale ma sostituito. Mi spiego meglio i lassativi presi regolarmente impigriscono ulteriormente il colon nella sua funzione di evacuare, i diuretici riducono l’efficienza renale nel filtrare i liquidi, gli ormoni tiroidei riducono la capacità della tiroide di secernerli.
In termini assoluti in caso di deficit severo questi farmaci sono una benedizione che ci consente di sopravvivere, in termini di insufficienza lieve possono impedire al nostro corpo di trovare le risorse per migliorare. In termini di recupero e di riabilitazione è facile comprendere che l”utilizzo di una carrozzina in caso di problemi a camminare è essenziale ma se usata troppo e troppo presto nel percorso riabilitativo può impedire il recupero della deambulazione.
Ecco che come i genitori spazzaneve oggi anche la medicina tende ad avere un intervento iperprotettivo che non sempre è benefico e che presenta i suoi non insignificanti effetti collaterali. Prendiamo gli antibiotici; in caso di infezione acuta batterica sono farmaci salvavita. Se presi ad ogni mal di gola e raffreddore diventano devastanti per la flora batterica intestinale che si stravolge favorendo la attivazione di infezioni fungine talora davvero difficili da combattere. Per non parlare dell’aumento di resistenze ai farmaci. Negare il beneficio degli antibiotici è da folli ma usarli per fronteggiare ogni minima infezione lo è altrettanto e lo stesso vale per moltissime terapie.
Sul primo piatto della bilancia dobbiamo considerare l’effettiva gravità e pericolosità del quadro patologico in corso e in atto in quel preciso momento, non quello che è capitato in passato e neanche quello che potrebbe capitare ma considerare il qui e ora, la casistica generale sarà ovviamente un aiuto in più per capire le possibili evoluzioni benigne oppure maligne. Sul secondo piatto della nostra bilancia metteremo il potenziale di recupero individuale esattamente come in riabilitazione, il focus sarà individuare le reali risorse o carenze sia fisiche, psichiche che sociali del nostro paziente e lavorare su queste.
L’obiettivo prestigioso e ambizioso di azzerare un rischio di una malattia già molto vicino allo zero, ovvero una percentuale bassissima (ricordo che 0, 2% significa due casi ogni 1000 soggetti malati senza specificare di cosa soffrissero) inserendo altre incognite del tutto individuali come le reazioni avverse a qualunque farmaco, sempre vicine allo zero è matematicamente e statisticamente parlando un fallimento annunciato; non arriveremo allo zero rischio assoluto ma potremmo paradossalmente allontanarci da questo obiettivo desiderato.
Al di là dei soggetti fragili che hanno un rischio alto intrinseco, e delle patologie ad elevato rischio di aggravamento, nei numerosi casi di rischio basso e molto basso, bisognerebbe lavorare con un concetto di medicina omeofisiologica; è un termine poco conosciuto ma si può facilmente capire che sia fatta per sostenere le risorse del nostro corpo, definite fisiologiche. Sostenere la salute in primis. Il compito sarà quello di sostenere e rinforzare il potenziale di salute residuo a favore di una risposta migliore del corpo; si tratta del bastone e della fisioterapia al posto della carrozzina. In questa direzione troviamo la fitoterapia classica, gemmoterapia, aromatoterapia, la fitoterapia cinese, la spagyria, l’agopuntura e numerose tecniche di medicina complementare storiche che lavorano sull’energia degli organi interni oppure del paziente nel suo insieme corpo mente, rinforzandoli se deficitari e drenandoli o scaricandoli se in eccesso.
Poi esiste il nuovo mondo della medicina definita funzionale; si tratta di un indirizzo nuovo della medicina che si pone proprio in maniera scientifica ovvero analizza deficit organici concreti e analizza la disfunzioni cercando terapie meno sostitutive e di sostegno. Vitamine, integratori alimentari, fitoterapici semplici e utilizzo di probiotici veri e mirati e insieme a consigli dietetici ed eventuali ricerca di intolleranze sono i passi che precedono una terapia farmacologica vera e propria se possibile evitandola. La medicina funzionale si pone a cavallo tra la medicina classica e quella definita complementare e sfrutta sostanze a minor tossicità rispetto ai farmaci veri e propri.
Ogni farmaco infatti possiede una sua intrinseca tossicità e alcuni più degli altri, se una disfunzione lieve o patologia infettiva lieve come un raffreddore si possono correggere e curare senza farmaci oppure con sostanza a bassa tossicità è la prima scelta da effettuare. L’utilizzo delle statine per correggere lievi rialzi di colesterolo cosi come l’utilizzo di ipoglicemizzanti orali per correggere lievi rialzi dei valori glicemici, sono altri due esempi di queste tendenze terapeutiche che non prevedono di iniziare con sostanze naturali conosciute da secoli e neanche con una dieta specifica. Un discorso che prende ancora più valore nei disturbi ricorrenti che tendono a cronicizzare, generalmente definiti di tipo disfunzionale come le vaginiti da candida e le gastriti croniche, due comuni disfunzioni che con una dieta corretta, probiotici mirati e cure naturali possono far sparire completamente.
E ovviamente possibile agire efficacemente su problematiche infettive con sostanze naturali, ricordo alcuni oli essenziali come il conosciuto e potente tea tree dove una singola goccia su un afta gengivale oppure una puntura di insetto ma anche sulle odiose micosi da sudore (in questo ultimo caso adeguatamente miscelato con estratto di semi di pompelmo e oli vegetali) è semplicemente fantastico e di gran lunga più efficace dei comuni antimicotici ad uso topico. In quadri più impegnativi è ovviamente richiesto il buon senso nel vigilare l’evoluzione e il vero rischio e in seconda istanza procedere con i farmaci adatti a seconda del caso quali antibiotici, antivirali oppure antimicotici se la patologia si aggrava, ricordo che queste sostanze hanno tutte una specifica tossicità da tenere in conto soprattutto sui giovanissimi.
Il rischio zero non esiste, lo sanno i genitori che guardano un bambino muovere i primi passi le prime corse e gli adolescenti uscire alla sera ma anche i figli che osservano i propri genitori invecchiare. Il rischio esiste nell’intervenire troppo presto come nel non intervenire affatto. La ricerca del buon senso e del giusto equilibrio tra fare troppo e non fare assolutamente niente, esiste. E dobbiamo riconoscerlo, la medicina di oggi tende a dimenticare e ignorare completamente l’efficacia di molte sostanze naturali conosciute da secoli e non più valorizzate e neanche più studiate ma più facilmente derise e si pone con un atteggiamento di superiorità e di eccessivo controllo che Paracelso avrebbe definito un eccesso di Saturnismo.
Saturno, chiamato anche Cronos come mito planetario, fagocitava il suoi figli impedendo loro di vivere al di fuori dal suo controllo, si tratta dell’Astro celeste più lontano dalla Terra al contrario della Luna i suo ciclo è di 28 anni e non di 28 giorni. Si dice che doni il senso del tempo e che determini lo spazio e la manifestazione tutta, con i suoi limiti e regole. Il rigore, la concretezza e la giusta ritmicità sono il suo grande valore. Un eccesso del gene Saturno rispetto agli altri astri è associato a un eccesso di controllo soprattutto sui figli, un’anticipazione eccessiva e se intendiamo la salute pubblica come figlia della Medicina e la popolazione come figlia della Società ecco che questo eccesso può palesarsi non solo nelle dinamiche famigliari ma ovunque si volga lo sguardo.
Esattamente quello a cui assistiamo in questo momento storico e la medicina nel suo insieme ne segue pericolosamente l’influsso. Il corpo celeste come il corpo fisico segue dei ritmi e soffre di carenze come di eccessi. Un’influenza esterna non deve in alcun modo alterare la mente dell’ umanità intesa come Homo Sapiens Sapiens; non siamo macchine che rispondono solo a impulsi biochimici, siamo molto di più di questo. Non possiamo sentirci felici solo se brilla il sole. Spetta a questo uomo adulto in evoluzione non seguire passivamente e ciecamente le influenze esterne e come dice Seneca “non c’è nulla di peggio di seguire come fanno le pecore il gregge” . Dobbiamo restare centrati e osservare cosa accade quando ci si arrabbia di fronte a un ingiustizia, quando non veniamo riconosciuti e quando ci si spaventa di fronte a una malattia, e imparare a riconoscere il nostro vero sentire interno, scegliendo le regole e i limiti che hanno un senso compiuto ed armonico affinché la vita sia dignitosa e degna di essere vissuta sempre e per tutti.