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Il defibrillatore o AED

Le informazioni contenute in questo sito non possono ASSOLUTAMENTE sostituire una visita o il parere forniti dal proprio medico o specialista, ne sostituire, modificare o affiancare eventuali terapie o cure in corso.
Termini e Condizioni

Dal recentissimo articolo pubblicato su Nature Medicine dal titolo Long term cardiovascular outcomes of Covid 19  (https://doi.org/10.1038/s41591-022-01689-3) si evince un notevole incrementato di eventi cardiovascolari soprattutto nella popolazione sotto ai 40 anni come esito pandemico. Sapere come reagire ad un arresto cardiaco diventa fondamentale, molto più fondamentale che puntare il dito su una causa qualsiasi: senza una adeguata rianimazione cardiopolmonare lo sfortunato giovane soggetto non ha speranza di cavarsela e l’incidenza di sopravvivenza è infatti bassissima e senza un defibrillatore disponibile in tempistiche strette le possibilità sono ancora più basse.

Veniamo informati giornalmente su quanti morti al giorno di coronavirus ci sono nel nostro paese e su quanti contagi da monkeypox al giorno ci sono al mondo ma non veniamo informati su dove si trovi il defibrillatore più vicino a casa nostra, dove si colloca il defibrillatore in uno spazio comune come una palestra oppure una piscina. In molti casi non sappiamo neanche riconoscere la sua sigla “AED” e simbolo un cuore con una saetta nel centro quando la vediamo perché non esiste la cultura al soccorso. Anche in molti reparti il personale non sa neanche dove sia ubicato il defibrillatore e neanche la tavola da inserire sotto il paziente allettato prima di eseguire le manovre di compressione cardiopolmonari.

In Svizzera esiste una maggior sensibilizzazione sia sulle manovre di  rianimazione  sia sull’ utilizzo del defibrillatore, sono materia di insegnamento a scuola sia per studenti che per insegnanti, esiste una mappa della localizzazione dei defibrillatori precisa, ogni scuola ed edificio pubblico ne possiede uno, ogni macchina della polizia lo porta con sè, esiste una App per i soccorritori che permette di attivare aiuti che si trovano nelle strette vicinanze della chiamata di soccorso prima che arrivi l’ambulanza con i sanitari e quindi accelerando l’arrivo di manovre efficaci salvavita e possibilmente del defibrillatore.

I nuovissimi defibrillatori sono di facile utilizzo e concepiti con un principio antipanico, oltre che capaci di fare una diagnostica del battito cardiaco in maniera accurata e adeguare la scarica a seconda del volume corporeo del paziente. La scarica elettrica del defibrillatore automatico consente una veloce ripresa del ritmo cardiaco e dovrebbe  a mio parere tanto quanto un estintore essere presente in ogni palazzo o area residenziale. La sua spesa divisa per tutti i condomini e un corso  sulle manovre di compressione cardiotoraciche da rinverdire regolarmente sono molto più utili rispetto alle infernali riunioni condominiali. Lo stesso dovrebbe avvenire in ogni ufficio e ambiente di lavoro ad alta densità di popolazione.

Si tratta di renderci tutti in grado di non andare in panico ma di collaborare efficacemente tra di noi, le esercitazioni pratiche sono poi un modo per socializzare tra vicini di casa e tra vicini di scrivania. Essere capaci di salvare un giovane 26 enne da un arresto cardiaco dovrebbe starci molto più a cuore di molte altre attività e argomenti eppure non mi pare di aver mai visto un programma dedicato. I programmi che vanno per la maggiore sembrano invece strutturati per farlo venire il panico e non per insegnare strategie e metodi efficaci ma piuttosto per insufflare insicurezza e agitazione mentale. Partecipiamo ai corsi dedicati alla Base Life support, informiamoci sui costi dei defibrillatori e su dove sono già posizionati.

 

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