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Estate 2020: un’occasione per aver cura di noi

In estate riscopriamo il camminare scalzi e talora anche l’importanza dei nostri piedi che, nascosti nelle scarpe, ci capita troppo spesso di dimenticare. Sia la scuola di osteopatia che quella chiropratica attribuiscono all’appoggio plantare un importantissimo valore diagnostico e terapeutico. Non dovremmo stupirci; siamo bipedi, i nostri piedi costituiscono uno dei sistemi recettoriali capace di inviare al cervello informazioni sul terreno che calpestiamo in grado di scatenare una cascata di risposte di adeguamento motorio; quali muscoli contrarre o rilassare non solo per restare in equilibrio, ma per muoversi con più efficacia e velocità possibili.

Tutto questo ricco sistema di informazioni  entra e esce senza che ci si accorga di un gran che, in quanto si tratta di circuiti sottocorticali che non raggiungono la corteccia.  E anche a livello corticale l’area dedicata alla sensibilità dei piedi rispetto a quella delle mani è nettamente meno rappresentata.

Ecco che ci ricordiamo di avere cura dei nostri piedi in pochissime occasioni; quando li dobbiamo mostrare nei sandali e quando ci fanno male.  Forse si potrà cogliere l’importanza di una scarpa rispetto a un’altra per ottimizzare il comfort, di come un  massaggio ai piedi sia in grado di cambiare il nostro benessere soggettivo.  E infine ci accorgiamo di quanto i nostri piedi necessitino di stare liberi quando torniamo dal mare  e ci sentiamo costretti a indossare le scarpe chiuse. In quel preciso momento percepiamo senza alcun dubbio quanto siano innaturali e costrittive le scarpe per i nostri piedi, forse non meno di una mascherina.

E’ come se indossassimo spesse lenti oscuranti, che ci rendono incapaci di cogliere le sfumature dei colori e la profondità degli oggetti, un appiattimento per la nostra mente e una impossibilità  di cogliere le sfumature  che la natura ci regala.

Tutto il piede è un sistema estremamente sofisticato per adattarci tridimensionalmente ai  diversi tipi di terreno, a seconda della loro densità e irregolarità. E’ solo negli ultimi anni che le protesi degli arti inferiori sono finalmente riusciste a mimare la risposta del piede al carico ma non è ancora niente rispetto alle nostre dotazioni alla nascita.

Camminare nella natura con una buona scarpa è un esercizio che non possiamo in alcun modo confrontare con l’esercizio al chiuso. Non si tratta solo di ossigeno, oli essenziali e bellezza degli elementi vegetali , non si tratta solamente dell’armonia intrinseca alla natura tutta anche la più semplice; la risposta al terreno naturale non è la stessa rispetto a un terreno artificiale, essa è di per sé un esercizio di tutto il complesso sistema sensoriale-motorio del piede.

Un esercizio che maggiormente va a coinvolgere tutti quei segnali sensoriali ascendenti verso il cervello e riattivare in discesa quella muscolatura interna  di cui siamo poco consapevoli ma che ci sostiene da dentro, quella adibita alla postura e alla risposta istantanea nei confronti dell’esterno. Il nostro primo sostegno per rispondere alle modificazioni in maniera corretta e veloce.

Camminare sistematicamente  su un pavimento artificialmente piatto,  senza alterazioni di densità senza dislivelli e irregolarità rende tutto questo fantastico sistema di supporto interno addormentato e poco reattivo, ci sediamo dentro per dirla in poche parole e considerando quanto tempo dedichiamo alla vita sedentaria  andiamo contro natura.

Ecco che camminare o correre in un bosco è grandemente più vantaggioso per la nostra salute rispetto alla stessa attività svolta in palestra. Non senza dimenticarci che l’aria sarà maggiormente ossigenata, ricca di energia vitale e indubbiamente più sicura di quella in ambiente condizionato, la luce solare a differenza di quella artificiale scatena risposte ormonali e neurochimiche complesse e insostituibili per dirne solo due.

Abbiamo  studiato  misurando l’escursione cervicale come effetto della camminata a piedi nudi su specifici tappetini con resistenze diverse, capaci di simulare terreni diversi;  sabbia, erba, ghiaino, roccia, chiamati PPC (Podalic Postural Carpet) e ci ha sorpreso come, anche solo dopo pochi minuti di stimolazione, la libertà articolare del rachide cervicale venga a migliorare in maniera sorprendente su tutti i partecipanti.

Ne consegue che le classiche tensioni cervicali e presumibilmente non solo loro miglioreranno maggiormente dopo una camminata nella natura e maggiormente dopo una camminata a piedi nudi, come la classica camminata sul bagnasciuga. Ci sentiremo più leggeri, il collo e il rachide tutto saranno più elastici, i muscoli interni più tonici, e miglioreranno sia l’equilibrio che il senso di stabilità.

Fare attività fisica nella natura in senso lato, cambiare sovente scarpe, camminare scalzi appena possibile sono tutti metodi semplici ed economici per riattivare il sistema recettoriale dell’appoggio plantare, fortemente trascurato e sottovalutato dalla vita moderna cittadina con conseguenze sulla nostra salute che ad oggi non siamo ancora  in grado di quantificare ma che certamente avvertiamo in maniera del tutto individuale.

Le vacanze di questo particolare anno saranno ancora di più alla scoperta di questo equilibrio e disequilibrio continuo e di quanto lo stare nella natura sia indispensabile per la nostra salute fisica, psichica ed emotiva.

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