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Fermarsi

E’ davvero impossibile non definirla una crisi mondiale che inevitabilmente colpirà tutte le nazioni, chi più chi meno, come con le persone, alcuni vengono colpiti gravemente fino a cadere vittime e altri neanche se ne accorgono.

Quello che sconvolge maggiormente oltre ai numeri di contagiati e al numero di decessi è il numero di informazioni totalmente discordanti sia ufficialmente trasmesse che veicolate dai singoli; i complotisti, i pessimisti, gli ottimisti ad oltranza, i politicamnete aggueriti, le esperienze dure e strazianti del personale sanitario, i personaggi pubblici, e questo solo per nominarne alcuni.

Non può non emergere confusione e a seguire disagio e ansia per il futuro, perché… no, direi di no, non sta andando tutto bene, non stanno ancora tutti a casa, non abbiamo risorse neanche per proteggere i sanitari figuriamoci per fare i tamponi  al maggior numero di persone e comunque si voglia fare, l’economia mondiale ne sentirà il contraccolpo.

Uno stop senza precedenti che alla natura non potrà che giovare e già  ce lo sta dimostrando, uno stop che dovrebbe aiutare anche agli esseri umani nel senso evolutivo del termine ma solamente se saranno disposti a guardare e guardarsi dentro. Come si fa a starsene a casa tranquilli come se nulla fosse? Semplice: non si può! Si può mantenere una centratura su se stessi ma non significa essere felici e giulivi, si può sperare che duri il minor tempo possibile, che risparmi i nostri cari e almeno le fasce di età più giovani, si può sperare di poter studiare specifiche cure antivirali efficaci e sicure.

Ma oltre che sperare cosa  possiamo fare? In primis non contagiare nessuno e non farci contagiare da nessuno usando tutte le precauzioni e attenzioni del caso. Impariamo a usare correttamente i guanti e le mascherine per esempio (senza magari buttarle in terra) e non abbassiamo la guardia per paura di sembrare troppo prudenti. E soprattutto coltiviamo il nostro tempo in modo da costruire e non distruggere sistematicamente come fanno i bambini. Evitiamo di criticare sempre e comunque, quelli che cantano nei flash mob dei balconi criticano quelli che mettono le candele per i morti e vice versa; ma vi pare possibile? Siamo chiamati allo stop e questo significa che sarebbe auspicabile iniziare a fermare tutti quei vizi che ci portiamo appresso. Facciamo un po’ di silenzio, evitiamo di dare eco a tutte le polemiche che passa il convento anche se forse sono vere.

Cosa è veramente utile per noi tutti in questo momento? Evitare confusione e dispersione di energia inutile, evitare di soffiare sul fuoco della paura e dell’insicurezza tanto per mantenersi in allenamento, cercare i colpevoli e gli untori come fosse uno sport… no decisamente non serve che a farci stare peggio. Questo tempo di confinamento come lo chiamano i francesi è il tempo da dedicare alla costruzione interna, alla pulizia di tutto quello che non ci serve e ci danneggia. Con lo sguardo ben direzionato a come vogliamo vivere. Possiamo incominciare con la casa, i cassetti, i guardaroba, la nostra persona, invece che trascurarci dovremmo curarci di più, dedicarci quel tempo che normalmente non abbiamo mai. Mentre la sanità è costretta a correre disperatamente e riorganizzarsi completamente facendo a gara con il tempo per assistere il maggior numero di persone, prima a casa poi in ospedale e infine in terapia intensiva e ovviamente per contenere il contagio nel modo più efficace possibile, noi cosa facciamo? Questo non è il tempo della polemica e della visione individuale anche se magari ben motivate e basate su fatti concreti, questo è il tempo dell’ascolto, dell’interiorizzazione e della comprensione di quello che ci manca veramente.

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1 Comment

  1. GIUSEPPE RAGOSTA ha detto:

    È vero è il tempo del silenzio del distacco e isolamento. Fare pulizia dentro di tutto ciò che non ci serve. Rimanere nell ascolto interiore. È un periodo di trasformazione e di evoluzione. Grazie DR. Giuseppe Ragosta

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