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Primavera: la voglia di sospendere la terapia antidepressiva

Sono tantissimi i pazienti che in questa particolare stagione dell’anno decidono di loro spontanea volontà di sospendere la terapia antidepressiva che facevano magari da oltre 10 anni.

Arrivano in studio avendo già sospeso la terapia da diversi giorni e non mi chiedono il parere; semplicemente condividono con me la notizia.

Sono stufi di prendere i farmaci… e come dar loro torto! Ma sospenderli nel momento sbagliato è un fallimento annunciato che può condurli dritti dritti in ospedale  con dosi massicce di neurolettici al cui confronto la terapia antidepressiva che assumevano potrebbe sembrare una barzelletta.

Si tratta di una situazione severa e molto delicata, mi trovo di fronte a un adulto che anche se in modo sbagliato vuole compiere una scelta: nella grande maggioranza dei casi molto pericolosa per la sua salute.

In questa stagione dominata dal vento, l’umore instabile si destabilizza maggiormente, esattamente come una bandiera al vento. Insorgono idee magari giuste come quella di voler vivere in modo indipendente dai farmaci e modi malsani di realizzarle.

Il fatto che vengano a dirmelo è già un desiderio inconscio di essere aiutati, ma alcune volte è già troppo tardi per intervenire e il peggioramento con la conseguente dose farmacologica di compensazione sono inevitabili.

Altre volte riesco a convincerli a riprendere la terapia e con poche sedute di agopuntura tornano in equilibrio. Altre volte devo scendere a rischiosi compromessi, tipo dimezzare la terapia al posto di sospenderla e inserire 2 sedute di agopuntura alla settimana, meglio sarebbero 3 e meglio ancora sarebbe fare questo lavoro di riduzione della terapia partendo da una condizione di equilibrio…

Non ho però molta scelta,  se mi impunto so per certo di non vedere più il paziente, se non dopo un ricovero ospedaliero. Questa è una tipica situazione che ricorre ciclicamente e mediamente il paziente ha già percorso e pagato di propria tasca le conseguenze di quello che viene definito in gergo come una “ricaduta del tono dell’umore “.

Mi sento tanto Monsieur Seguin con la sua Blanquette, nel racconto di Alphonse Daudet, una storia che da piccola mi ha sempre rattristata. Un incitamento al buon senso e al non prendere rischi inutili e nello stesso tempo il richiamo della libertà costi quel che costi, che nello specifico del racconto La Chèvre de Mrs Seguin “costa proprio la vita della piccola e graziosa capretta che voleva andare nella montagna a dispetto del lupo“.

Capisco quindi il mio paziente con grande empatia, vivere una vita intera attaccati alla catena al sicuro in pochi metri di prato come Blanquette  oppure anche solo un giorno liberi e felici nella montagna. Quello che propongo quindi ai miei pazienti è di iniziare a fare dei piccoli giri guidati magari nelle ore più sicure, imparando a conoscere la montagna con i suoi nascondigli e i suoi percorsi sicuri.

Una cosa è certa; il momento giusto per ridurre la terapia antidepressiva non è quando si è stufi e stanchi ma quando si è pronti. E la sospensione dopo anni di terapia non può funzionare senza un aiuto supplementare perché il corpo è ormai alterato dalla chimica. L’unico modo è quello di lavorare gradualmente con un percorso di lenta riduzione del dosaggio associato a un lavoro in parallelo su se stessi. Se ci sono stati 10 o 20 anni di cura ci vorrà molto lavoro.

L’agopuntura è un’ottima terapia complementare da eseguire insieme a quella farmacologica per diventare più forti e stabili nel tempo, aiutandoci ad essere non già incoscienti ma capaci di essere sempre più liberi dalle terapie farmacologiche e capaci di affrontare la montagna senza correre rischi inutili. La sicurezza di una catena sostituita dalla sapienza di una conoscenza di se stessi. Un lavoro difficile e non totalmente scevro da rischi,  come la montagna d’altronde, ma che vale la pena di fare, ognuno nella misura e proporzione adatta alle proprie esigenze personali.

Auguri a tutte le Blanquette del mondo che possano trovare il lupo dentro di loro e possano vivere una vita ricca senza dargli la soddisfazione anche di un solo piccolo morso.

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