In Italia l’agopuntura, nella sua importante azione riabilitativa, viene spesso dimenticata dai medici ortopedici e fisiatri. Si crede che abbia soprattutto un effetto psichico e tutt’al più puramente analgesico, alla stregua di una sostanza chimica morfinosimile che si estingue gradualmente lasciando il quadro nella stessa identica situazione di prima.
Oggi la risposta chirurgica al dolore osteoarticolare sembra offrire sempre più possibilità terapeutiche grazie a interventi di microchirurgia altamente specialistici con rischi e degenza sempre più ridotti. Si risolvono brillantemente e con alta precisione una lesione tendinea, una lesione cartilaginea, un’ernia discale, oppure frattura ossea, si rimuove con precisione una malformazione congenita o una tumefazione a carattere compressivo.
L’agopuntura sembra prendere gradualmente distanza dalle normali proposte riabilitative di protocollo forse anche per assumere una veste scientificamente più considerata e valutata. E’ giusto usufruire delle nuove tecnologie di cui si dispone ma ricordiamoci che l’atto chirurgico anche perfetto e raffinato non sempre garantisce un’altrettanto perfetta risoluzione del dolore e neanche un perfetto recupero funzionale.
Può accadere che nella fase post-chirurgica diventi difficile rimuovere completamente la terapia antalgica e antiinfiammatoria e si debba ricorrere magari ad altri farmaci e talora anche limitare e trascurare la fisioterapia e il suo importante apporto sul recupero funzionale.
Eppure la lesione è rimossa: come mai non si percepisce il miglioramento dei sintomi da tutti atteso?
La medicina cinese, nonostante sia forse la più antica forma di ragionamento medico, trova la risposta nel considerare da un lato l’aspetto puramente fisico e dall’altro quello funzionale e energetico di ogni tessuto e organo. Dopo un intervento chirurgico, così come dopo un trauma, la parte colpita è spesso funzionalmente alterata. Se avessimo un computer faremmo un reset, non smetteremmo di usarlo e soprattutto non avremmo dubbi sul da farsi.
Di questo strano comportamento nervoso abbiamo preso coscienza quando il trauma avviene a livello del cranio; in quel caso si parla di commozione cerebrale definendo uno stato alterato delle funzioni cerebrali transitorio in assenza di una lesione vera e propria.
La differenza tra agopuntura e terapia farmacologica si trova proprio in questa possibilità, non solo di ridurre l’infiammazione e il dolore attraverso una migliore circolazione sanguigna dell’area colpita e grazie alla secrezione di sostanze analgesiche naturali chiamate endorfine, ma anche di stimolare il reset naturale del sistema organico riattivandone in modo progressivo la funzione persa.
L’agopuntura riduce il dolore, migliora la funzione trofica del tessuto, migliora il tono dell’umore, rilassa la muscolatura contratta e il sonno. Il paziente velocemente si sente più energico e diventa in grado di affrontare con più serenità e grinta il suo percorso fisioterapico.
Un valido aiuto in campo riabilitativo che dovrebbe affiancare il paziente in esiti post-traumatici e post-chirurgici così come il paziente affetto da dolore cronico.