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La meditazione come terapia… perchè no?

Questo post nasce come risposta a un articolo scritto da un insegnante di yoga in cui veniva mal vista e, per così dire, “messa all’indice” la prescrizione medica a praticare meditazione.

E’ ovvio che quanto sia indicata o no la meditazione dovrebbe partire da una valutazione globale del soggetto e nello specifico dalla sua inclinazione all’interiorizzazione e alla ricerca interiore e non solo da alcune patologie di fondo come l’ansia oppure l’insonnia. Lo stesso si potrebbe dire per altre indicazioni come “faccia un po’ di ginnastica” oppure “faccia dello yoga”  si tratta in tutti i casi  di indicazioni completamente aspecifiche e pertanto non scevre di rischi.

Per fare un esempio, esistono svariati tipi di yoga, diversi metodi, diversi insegnanti e diversi movimenti taluni adatti e taluni magari non adatti a uno specifico problema fisico. All’interno dello stessa postura esistono poi diversi approcci e modi per eseguirla o entrarci gradualmente.  Trovare un professionista preparato fa ovviamente la differenza. Non possiamo fare di tutta l’erba un fascio. Lo yoga fa bene oppure fa male è una affermazione inutile e direi senza senso. La questione non è cosa facciamo ma come la facciamo.

Ecco che criticare a prescindere l’idoneità all’indicazione medica di praticare della meditazione è un atteggiamento che considero personalmente puramente intellettuale e privo di utilità. L’approccio alla meditazione per migliorare lo stress oppure l’insonnia mi sembra in ogni caso un’ottima proposta, sicuramente migliore che incrementare i farmaci ansiolitici oppure iniziarli in modo continuativo.

E’ corretto e onesto considerare che la prescrizione medica di praticare meditazione sia il frutto di una nuova moda e che vi sia in questo campo un atteggiamento di superficializzazione di questa antica e intramontabile pratica interiore.

Ovunque ci si giri si assiste  alla nuova e ultimissima tendenza definita scherzosamente “schiff age”dal mio amico  Roberto Potochniak, dove si offrono a basso costo illuminazioni, apertura di chakra, raggiungimento di pace interiore  e chi più ne ha più ne metta. Un mercato questo dell’esoterico che di tale ha solo il nome. Basta guardarsi intorno per vedere come questa materia generi attrazione e curiosità su persone bisognose e alla ricerca di un aiuto per vivere meglio.

Non mi stancherò mai di ripeterlo: anche in questo caso come in tutto, dipende sempre dal professionista, dalla sua preparazione personale sul campo e dalla sua serietà e onestà interiore. Ci vogliono anni di lavoro individuale e di studio dedicato per capire come introdurre alla meditazione in modo consono svariate tipologie  di principianti. Quali respirazioni più adatte quali posizioni più adatte e per quanto tempo.

Ma come dice un vecchio detto: quando l’allievo è pronto il Maestro arriva.

Ci si può sedere a praticare meditazione per anni senza conseguire alcunché, come si può entrare in meditazione spontaneamente raggiungendo un profondo stato di interiorizzazione e di realizzazione di se stessi come Eckarth Tolle. Oppure si può praticare per anni e un bel giorno illuminarsi come ha fatto Siddharta.

Tutto dipende da quello che si contiene all’interno e dal livello di evoluzione di ognuno, talora assolutamente inaspettato dall’aspetto esteriore, dal lavoro praticato e dal livello di istruzione raggiunta e tanto meno dai problemi emotivi e di personalità presenti e ben visibili.

Cerchiamo di stare attenti e di non fare gli snob: è vero che la meditazione è una Via per niente facile, è vero che richiede costanza e dedizione, è altresi vero che l’ego ci può prendere tutti facilmente per il naso ma… chi siamo noi per negarla a qualcuno solo perché non ci sembra adatto a prima vista? La meditazione è in primo luogo un richiamo interiore e anche se si inizia per curiosità il nostro interiore potrebbe muoversi sorprendendoci, e non poco.

La meditazione è la grande Via Maestra per trovare se stessi; anche se faremo solo un passo in questa direzione sarà sempre un grandissimo passo, forse il più importante della nostra breve esistenza. La meditazione non lavora in nessun modo sulla mente, tutt’altro; direi che apre una porta verso il silenzio e il vuoto proprio della suddetta mente.  Meditare ci permette di crea uno spazio esperienziale completamente al di là della mente.

Ecco che la meditazione non è affatto preclusa a soggetti con disturbi mentali neanche gravi purché guidata da una persona sana di mente ovviamente!

E poi sfatiamo un altro mito, se qualcuno sedendosi per la prima volta a meditare riferisce di aver vissuto un momento bellissimo, un senso di apertura interiore e  di profonda gratitudine perché dovremmo subito pensare che ha vissuto un allucinazione egoica? Si tratta sempre dello stesso problema come la chiesa che nega l’esistenza  del miracolo  fino a condannare i suoi stessi futuri Santi.

Una cosa è superficializzare e commercializzare la meditazione e i suoi effetti e una cosa è sperimentarla realmente. Sperimentare questo stato anche solo per pochi minuti infatti vi cambierà la vita e il modo di vedere il mondo che vi circonda. Avrete la possibilità di cambiare prospettiva  e dopo niente vi apparirà più come prima, vedrete cosa è davvero importante per voi e cosa non lo è affatto.

Direi che comunque ne vale la pena.

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