Giovedi 4 Febbraio abbiamo dato inizio ai nostri Giovedí della salute con la serata dedicata all’autotrattamento.
Nella mia premessa iniziale ho insistito sull’importanza del lavoro su di sé e sul concetto di alleanza terapeutica basata non su un atteggiamento passivo del paziente ma attivo a tutto tondo.
La paura del “fai da te” è un sistema per non mettersi in gioco, da parte del paziente e da parte del terapeuta, che in molti casi teme di perdere il suo paziente. Con le tecniche spiegate nella nostra serata è impossibile farsi del male, al massimo se il lavoro non è fatto bene non si produce il risultato desiderato.
Sappiate che è molto più pericoloso il non fare nulla, il convincersi che niente può giovare, è come mettere il ghiaccio sul dolore. Momentaneamente sembra anestetizzato ma poi peggiora. Peggiora sempre! E’ un errore tramandato da alcuni colleghi ortopedici, l’idea che il ghiaccio sul dolore possa giovare.
Il ghiaccio è utile solo sul trauma o intervento e solo come primo intervento, arresta il sangue e quindi l’edema. Ma su un dolore cronico il ghiaccio rallenta il processo di guarigione spontanea, impedisce la normale circolazione del sangue. Avete mai sentito dire che i dolori cronici migliorano dopo una bella giornata fredda?
Il lavoro su di sé muove, fa circolare e quindi facilità il percorso di guarigione. E questo sia in termini fisici che emotivi.
Ho conosciuto 3 tipi diversi di pazienti, i primi sono quelli che non si fidano, sono pronti a smettere i trattamenti dopo meno di 6/10 sedute nonostante siano stati decisamente meglio dopo anni di sofferenza. Sono quelli che vengono da noi e nello stesso tempo da altri 100 specialisti e fanno una confusione incredibile su cosa faccia loro veramente bene. Questo primo gruppo ottiene un beneficio minimo e spesso vanificato in breve tempo.
Il secondo gruppo sono pazienti che si affidano e proseguono a lungo. Questi mediamente migliorano i loro disturbi anche molto ma ad un certo punto si fermano. Il loro è di solito un atteggiamento passivo dove non è possibile pensare a un ulteriore cambiamento. Non sono disposti a fare gli esercizi prescritti, non sono disposti a cambiare alcune abitudini alimentari. A ben guardare sono i pazienti per noi più vantaggiosi in termini economici!
Il terzo gruppo si affida totalmente ma partecipa, si mette in gioco, viene con piacere a farsi trattare perché coglie un opportunità di cambiamento. Talora cambia anche senza che siamo noi a chiederlo. Anticipa le nostre richieste ed è pronto ad eseguire con fiducia ed entusiasmo gli esercizi, la dieta e le manovre di autotrattamento proposte. Questa tipologia di paziente è quella che continua a venire da noi anche solo come prevenzione e come piacere di farsi del bene e non più per necessità. Il suo è un completo cambiamento e presa in carico di sè.
Non vi nego che di pazienti così ce ne sono pochi e vederli trasformarsi piano piano è una gioia immensa. Il nostro obiettivo e desiderio è quello di averne il più possibile. Ecco perché continuiamo ad insistere sull’autotrattamento.
Quello da noi proposto utilizza degli strumenti a punte capaci di agire in maniera similare agli aghi ma senza bucare veramente la pelle. Le punte agiscono non solo sulla pelle arrossandola e richiamando sangue in superficie ma molto più in profondità modificando le secrezioni di endorfine e di moltissimi altri neurotrasmettitori.
E’ possibile applicare un piccolo protocollo capace di agire sull’intero corpo come abbiamo proposto nella nostra serata usando gli innumerevoli punti attivi presenti sui polsi e sulle caviglie ma anche sulle ginocchia, sulle mani e sui piedi. In questo modo attiviamo a livello cerebrale dei microcircuiti neuronali che sono in realtà delle rappresentazioni olografiche dell’intero corpo.
Possiamo invece lavorare su un dolore specifico attivando un preciso circuito di punti in grado di muovere maggiormente il sangue e l’energia in quello specifico punto doloroso dove può esserci una patologia infiammatoria oppure degenerativa. In entrambi i casi la circolazione, aumentando nel primo caso, rimuoverà le tossine dell’infiammazione e nel secondo caso aumenterà il nutrimento dei tessuti degenerati migliorandone il trofismo cellulare.
Per fare questo in modo completo e preciso la cosa migliore è quella di fare una seduta unicamente dedicata all’educazione del vostro personale programma di trattamento e dei vostri personali esercizi motori. Successivamente potrà essere utile fare dei controlli con una ricorrenza mensile, trimestrale o semestrale, rivedendo insieme il lavoro e focalizzando magari l’attenzione su alcuni dettagli importanti.