Gironzolando nei boschi in questa stagione tinta magistralmente di rossi, di gialli e di verdi, si trovano diverse meravigliose piante decorative per fare delle splendide composizioni secche ma non solo, troviamo marroni e castagne da cucinare in diverse maniere.
Ed è praticamente impossibile non notare per la sua grande estensione e aspetto trionfante in tutta l’area del sottobosco la pianta dell’Equiseto conosciuta come coda cavallina per il suo tipico aspetto.
Esistono diversi tipi di Equiseto il più usato in Fitoterapia è quello chiamato Equiseto Arvensis. Il più comune nella natura è l’Equisetum Maximun.
Questa pianta conosciuta sin dall’antichità per le sue proprietà rimineralizzanti, costituisce una vecchia quanto ancora valida terapia integrativa del tutto naturale per la cura e la prevenzione dell’osteoporosi. E quindi utile soprattutto alle donne con età e costituzione a rischio per l’osteoporosi.
Quali sono i soggetti a rischio osteoporosi? In primis tutte le donne che sono già da tempo in menopausa ma anche i numerosi casi di menopausa precoce ovvero iniziata ben prima dei 50 anni di età. Poi esistono le donne ma anche uomini con peso osseo basso in partenza per così dire con ossatura minuta. E infine sono considerate statisticamente a maggior rischio le donne definite estrogeneniche ovvero di solito con poco seno e tendenzialmente muscolose rispetto alle progestiniche più formose.
La proprietà rimineralizzante dell’Equiseto è segnalata da diversi autori classici di fitoterapia fra cui Angelini, Gentili, Poletti, Schonfelder, Viola. Valnet insiste maggiormente sulle sue capacità di eliminare l’acido urico con le urine e quindi in quei pazienti con elevati valori di uricemia cioè di acido urico nel sangue. Segnalata anche la sua azione emostatica e antiemorragica ed emopoietica utile di nuovo in particolare alle donne che in prememopausa tendono ad avere cicli ravvicinati e magari troppo abbondanti. Utile come equilibratore idrosalino ancora una volta sfruttabile nella sudorazione eccessiva menopausale anche per il suo effetto astringente.
Come si può vedere con molta chiarezza l’azione del’Equiseto si esplica sul rene, in medicina cinese collegata con i midolli (ricordiamo che dal midollo si genera il sangue); sempre secondo la Medicina Cinese le ossa tutte e le unghie sono da attribuire all’energia del Rene. E ancora il Rene è l’organo collegato con il declino e l’invecchiamento in senso lato, ovvero con il nostro autunno. Ecco che altri autori definisco l’equiseto utile anche per l’artrosi e l’arteriosclerosi e la demenza senile.
Storicamente si ritiene che l’Equiseto sia stata una fra le piante più antiche a forse la pianta più presente all’epoca dei dinosauri. Chimicamente la pianta dell’Equiseto è molto ricca di silicio sotto varie forme e capace, una volta assorbito tramite la digestione nel torrente ematico, di legarsi al carbonio e trasformarsi in Calcio biodisponibile ovvero presente nel sangue e disponibile per il metabolismo osseo.
E’ scientificamente risaputo ormai da tempo che il più del calcio assunto con la dieta in realtà viene eliminato con le feci e con le urine e solo una minima e spesso insufficiente parte entra nel sangue e si lega al tessuto osseo. In questa ottica la trasformazione biochimica del silice in calcio biodisponibile ne conferisce un valore considerevole come buon integratore alimentare a basso costo capace di fornire un reale aumento della concentrazione di calcio ematico ovviamente nella sua assunzione regolare.
E chiaro che si tratta di un trattamento a lungo termine e non d’urto ma decisamente utile per chi soffre di fragilità delle unghie e di tutto quello che viene definita debolezza del tessuto connettivale in senso lato. Il tessuto connettivo comprende il sangue, i muscoli, i tendini, i legamenti, il tessuto osseo e la cute nel suo insieme. A questi tessuti viene data poca importanza in medicina non essendo considerati organi vitali ma solo di sostegno. Per tutti gli osteopati e terapisti invece questo tessuto, definito anche tessuto fasciale, è fondamentale e costituisce lo scheletro del corpo il cui compito è quello di connettere tutti gli organi tra di loro.
Le parti più usate della pianta sono i giovani getti fertili chiamati germogli in quanto ne conservano maggiormente le proprietà; potete usarlo in macerato glicerico, in tisana, in estratto secco oppure come succo di pianta fresca, assumendolo a cicli per esempio in autunno come preparazione all’inverno oppure anche continuativamente con regolarità; non esistono controindicazioni ovviamente se usato a dosaggi terapeutici e mai eccessivi come ogni sostanza ivi compresa l’acqua.
L’Equiseto anticamente si metteva nelle zuppe raccogliendolo in primavera, ma non è così facile riconoscere la qualità Arvense rispetto ad altre specie più tossiche oppure meno efficaci ed è quindi preferibile a mio parere acquistarlo in erboristeria. I preparati in estratto secco hanno un costo più che accessibile e si conservano con facilità, inoltre essendo in polvere può anche essere usato in cucina per insaporire risotti o zuppe come se fosse una spezia: provate ad assaggiare se il sapore è troppo forte oppure gradevole.
E’ sempre raccomandabile, per calibrare le dosi sulla vostre esigenze individuali e magari verificare le interazioni con altre sostanze medicinali, chiedere al vostro medico di fiducia e specialista in fitoterapia di darvi delle indicazioni personali specifiche.