Desidero fare chiarezza sulla differenza tra morte clinica, morte cerebrale, stato vegetativo persistente e coma affinché taluni articoli che circolano sul web siano facilmente identificabili come falsi e tendenziosi.
La sempre maggiore richiesta di organi e la sempre migliore sopravvivenza dei riceventi è un miracolo della scienza non scevro da difficoltà e di pericoli, ma andiamo per ordine.
Perché un organo sia trapiantato da un corpo donatore a un corpo ricevente il suddetto organo, cuore, fegato, rene che siano devono essere mantenuti in condizioni di vitalità ovvero l’organo deve ricevere sangue e ossigeno fino al suo espianto.
Questo rende idonei all’espianto di organi, soggetti possibilmente sani con lesioni cerebrali acute di tipo traumatico e non pazienti cronici e malati e neanche pazienti con infarto del miocardio. In caso di possibile trapianto il concetto di morte come l’abbiamo sempre intesa cambia; morte clinica è quando vi è arresto della respirazione e del battito cardiaco definitivi. Morte cerebrale invece significa che il cuore batte ancora grazie alla ventilazione assistita che porta ossigeno ai tessuti.
Se si spegne la ventilazione assistita il paziente muore clinicamente, se invece si mantiene artificialmente il paziente può essere considerato un possibile soggetto idoneo al trapianto oppure inviato in rianimazione. Per essere idoneo si deve accertare la morte cerebrale che non è il coma ma corrisponde a un quadro molto più grave costituivo da: nessuna attività cerebrale, nessun respiro spontaneo, nessun riflesso profondo per la durata di almeno 6 ore. In queste 6 ore di osservazione vengono eseguiti 3 volte (all’inizio, a 3 ore e a 6 ore) dei test di conferma dell’avvenuta morte cerebrale: 30 minuti di elettroencefalogramma senza alcuna attività cerebrale sotto stimolazioni acustiche e dolorose, controllato da uno specialista di elettroencefalografia e documentati su carta. Vengono poi controllati da uno specialista neurologo diversi riflessi ovvero attività neurologiche che non necessitano di alcuna coscienza. Infine viene eseguito il test dell’apnea ovvero si procede alla interruzione della ventilazione assistita e si conferma l’assenza di respirazione spontanea.
Se tale test non viene eseguito correttamente per insorgenza di aritmia e viene interrotto, il paziente non può essere considerato morto; lo stesso se compaiono atti respiratori autonomi. In questo caso il paziente viene inviato in rianimazione dove potrà restare in coma, svegliarsi dal coma aprendo spontaneamente gli occhi e da lì in poi riappropriarsi di diversi livelli di autonomia e di coscienza.
Per la mia esperienza come riabilitatore di soggetti usciti dal coma dopo periodi prolungati ovvero superiori a una settimana almeno di coma profondo con scala Glasgow da 3 a 6 è molto raro recuperare un quadro di salute come si vede invece felicemente nei film. Il recupero è sempre molto difficile e tortuoso e questo nei casi migliori. Ci sono diversi gradi di coma definiti anche stati alterati della coscienza, alcuni dei quali di breve durata e completamente reversibili, di solito non accompagnati da lesioni cerebrali e tanto meno da un elettroencefalogramma piatto.
Si parla invece di “stato vegetativo persistente” chiamato anche una volta “coma vigile” o “coma apallico” e adesso “stato minimo di coscienza” quando il paziente apre gli occhi e respira autonomamente ma il massimo della sua capacità motoria e comunicativa resta confinata a mugolii e movimenti della mano o dei piedi stereotipati. Di solito i riflessi sono conservati ma l’elettroencefalogramma può anche essere piatto cioè vi sono attività cerebrali del tronco ma solo minime o nulle della corteccia.
Il paziente “locked in” invece conserva a differenza dello stato vegetativo persistente una valida capacità e attività corticale superiore registrabile bene all’elettroencefalogramma con tanto di ragionamento e di possibilità di comunicazione complessa e strutturata ma un’impossibilità di muoversi pressoché totale se non con movimenti delle palpebre o degli occhi e in qualche caso piccolissimi movimenti delle dita attraverso cui è possibile creare un codice di comunicazione alfabetico.
Tutto questo per dire che quando l’elettroencefalogramma è completamente piatto e non vi è alcuna risposta riflessa a nessuno stimolo neanche doloroso forte per ben un’ora e mezza di fila, non è un caso se la situazione è considerata irreversibile. I miracoli e casi strani di soggetti dichiarati morti e poi risvegliati esistono, il respiro e il battito cardiaco possono in effetti giocare strani scherzi e interrompersi per brevi momenti. Sperare è il diritto di qualunque paziente ma in questo caso pensandomi come il paziente con sospetta morte cerebrale, piuttosto che sperare in una ripresa del mio respiro spontaneo e poco più vorrei sapere di ridare la vita e la speranza a un altro con più possibilità di vivere di me.
Non di meno vorrei dire che dietro ai trapianti non vi sono solamente grandi interessi economici, con possibili giochi di potere, truffe e compravendita di organi da soggetti vivi indigenti, ma anche dei professionisti che fanno ore massacranti di lavoro. Chirurghi che passano da un tavolo operatorio all’altro senza sosta e senza vedere la luce del sole per ore e ore come in miniera e che talora compiono veri e propri prodigi della scienza, restituendo ad alcune persone meravigliose la vita che si meritano di vivere e che sono sicura godranno fino all’ultimo respiro come del dono che questo rappresenta veramente