Dall’anamnesi non è sempre così semplice capire le abitudini errate dei pazienti ed è spesso necessario fare domande molto specifiche e insistere per avere finalmente una risposta corretta.
– L’alvo e regolare?
– Come scusi?
– Soffre di stitichezza?
– Nooo!
– Ogni quanto va in bagno?
– Tutti i giorni!
– Ogni quanto si scarica?
– Ah ho capito… si, normale.
– Vuole dire che si scarica tutte le mattine senza difficoltà ?
– Tutti i giorni no!
-Ogni quanto allora?
– Un giorno ogni 2 o 3 ma sono cosi da sempre!
Ovvero soffre di alvo tendenzialmente stitico.
Ma questa difficoltà non è presente solo quando si dialoga del proprio modo di andare di corpo, le feci sono un argomento indubbiamente poco elegante e intimo. Per esempio, alla domanda: “Beve alcolici?” molti rispondono di no ma alla successiva domanda: “Quindi niente vino?” la risposta è spesso: “Ah si quello si.. ma perché conta?”
Il bicchiere di vino ai pasti è per molti pazienti non solo normale ma sembrerebbe pure raccomandato… forse una volta quando si lavorava al freddo nei campi e si mangiava alle sei di sera!
Diventa difficile spiegare che per molti disturbi il bicchiere di vino soprattutto alla sera fa la grande differenza, non migliora affatto il sonno: fa abbioccare, alleggerisce la mente per alcuni istanti, ci intorpidisce… ma poi i fantasmi saltano fuori sia i depressi che le persone che soffrono di insonnia non ne hanno affatto beneficio; peggiora grandemente la qualità del sonno con sogni poco piacevoli, risvegli frequenti e per le donne in menopausa aumenta le vampate notturne. La differenza tra bere e non bere regolarmente un bicchiere di vino alla sera è enorme anche per tutti i disturbi gastrici.
Non parliamo poi del cioccolato nero, quello per molti fa bene e quando chiedi se mangiano dolci, neanche viene considerato appartenente alla categoria dolciumi. Fra un po’ lo si considererà un integratore alimentare per giustificarne l’uso quotidiano talora pure smodato.
Recentemente una paziente cefalalgica cronica ovvero con costante cefalea si stupiva mentre le spiegavo che la cioccolata è uno degli alimenti più scatenanti per la cefalea alla stregua degli alcolici. Mi guardava come se avessi detto una eresia! “Ma come dicono che se è fondente fa bene! Ma io ne mangio mezza tavoletta ogni sera come faccio a smettere?”
I più gravi non ci provano neanche; l’informazione passa direttamente nel subconscio! “Dovrò mica rinunciare al budino con le gocce di cioccolato che prendo ogni sera!”
Vi assicuro che è molto più facile non interagire su certi argomenti lasciando che ognuno faccia quello che preferisce fare! Posso scegliere di essere incisiva...
“La cioccolata signora è uno degli alimenti che maggiormente alza le transaminasi alla stregua di una medicina, le sembra poco? Il fegato è l’organo più stressato che abbiamo deve già occuparsi del contenimento della nostra rabbia, deve occuparsi di eliminare le diverse sostanze chimiche che introduciamo quotidianamente con la dieta nostro malgrado, deve seguire i ritmi sensa senso che diamo alle nostre giornate….le basta?”
Oppure posso essere ironica…
“Ma si dai continui a bere vino e mangiare cioccolato tutte le sere, oppure sollevare pesi e stare seduto con la schiena curva…così dovrà venire da me a vita e io ci guadagno…perché dovrei chiederle di non farlo? Tutto sommato è contro il mio interesse…”.
Infine posso scegliere di essere semplicemente me stessa senza il ruolo del medico, parlando di quanta fatica sia anche per me rinunciare al vino, alla cioccolata e allo svacco posturale, ma di quale differenza si percepisca poi quando il corpo si addestra. Allora una cena straordinaria con vino e cioccolato occasionali verranno immediatamente segnalati come eccessi dalla nostra lingua o dal palato che talora si gonfieranno all’istante oppure al nostro risveglio confermandosi come non adatti al nostro quotidiano; di come stare dritti mi abbia reso più forte non solo fisicamente ma anche mentalmente ed emotivamente.
E’ faticoso diranno loro, ebbene si: è faticoso anche stare a spiegare perché ne vale la pena, è faticoso nuotare contro corrente ma è l’unico modo per interagire attivamente con la materia.
E’ l’unica possibilità che abbiamo per provare ad andare verso una direzione perché è proprio lì che vogliamo andare.