E’ piuttosto difficile dosare la quantità corretta di informazioni da dare al paziente, soprattutto al primo incontro.
Non è infrequente che il paziente chieda spiegazioni sulla sua patologia specifica nella visione della medicina cinese oltre ovviamente a chiarimenti in merito a quanto tempo ci potrà volere per trattare il suo disturbo, la frequenza degli incontri etc. etc.
Domande lecite per affrontare insieme un programma terapeutico.
Inoltre in molti casi è utile dare alcune indicazioni alimentari, oppure motorie specifiche e ancora consigli su cosa evitare e cosa favorire. A tutto questo ovviamente si aggiunge l’anamnesi ovvero la raccolta di informazioni sanitarie sul paziente e il primo trattamento che si farà in modo che il paziente non si senta troppo aggredito dagli aghi ma possa avere il tempo di entrare in confidenza con questa nuova terapia.
Come avrete capito c’e né già abbastanza! Nei casi più veloci si tratta mediamente di un impegno che supera i 60 minuti, mediamente può essere di un’ora e e mezzo e nei casi più complessi si può arrivare anche a 2 ore.
Se poi a questo si aggiungono domande tipo “ma come funziona l’agopuntura?” oppure “l’omeopatia in cosa è diversa dalla fitoterapia?” La cosa talora si può fare complessa e non sempre esiste la tranquillità di poter rispondere con il tempo che la domanda esigerebbe.
Per questo ho scritto e credo di aver scritto tanto in merito a come funziona l’agopuntura, cosa aspettarsi e cosa no, perchè la continuità sia fondamentale e come il risultato iniziale spesso sia transitorio e ci voglia del tempo per stabilizzarlo affinchè diventi continuo.
Ci sono dei momenti in cui invidio i miei colleghi dermatologi o altri specialisti che si limitano a guardare un singolo aspetto specifico e la cui visita se dura tanto arriva ai 20 minuti, ovviamente non farei cambio con loro neanche per tutto l’oro del mondo. La medicina non può essere presa in modo troppo segmentario, di uno specifico disturbo che sia una blefarire, una dermatite, una vaginite, una gastrite o una tendinite esistono aspetti molto complessi che non possono non essere presi in considerazione, dall’alimentazione, allo stile di vita, all’aspetto emozionale per arrivare alla costituzione, ai possibili traumi fisici e posturali che vanno considerati oltre che corretti.
Certo alcune volte è difficile, soprattutto nei casi complessi e nei pazienti emotivamente più delicati, dosare la quantità di informazioni utili; alcuni vogliono sempre di più e quando tu ritieni che sia sufficiente alcuni si soffermano su domande talora anche dispersive e non totalmente adeguate alla situazione e in questi casi è giusto dare uno stop.
Bisogna essere in ottima salute per capire quanto e cosa dire e su cosa insistere maggiormente soprattutto alla prima seduta. Serve una dose gigante di lucidità per entrare in contatto e cogliere dalle parole e dal modo in cui si pone il paziente informazioni utili e non entrare nella sua sofferenza, nella sua costruzione mentale talora assolutamente distruttiva o quanto meno non utile alla risoluzione del problema.
Esiste poi una sostanziale differenza tra donare il proprio tempo e ascoltare con interesse e farsi rubare il tempo e aggredire dalle parole senza che queste abbiano una qualche utilità per nessuno neanche per il paziente.
Molti psicologi studiano questo aspetto usando per esempio il tempo come uno strumento vero e proprio. Il tempo diventa preciso e con un costo specifico, finiti i minuti della seduta tutto si esaurisce. Anche in Svizzera i minuti si contano nella parcella. Si tratta di un sistema corretto ma che non è scevro di un suo limite.
L’ascolto, quello vero, non ha i minuti contati. Dobbiamo trovare un equilibrio tra i due eccessi e soprattutto capire quando quei 10 minuti in più possono dare la sicurezza di sentirsi capito e seguito individualmente e non in serie e soprattutto quando quel tempo dedicato può diventare fondamentale in quel preciso momento e per quel singolo paziente , per farlostare meglio e comprendere meglio le origini della sua patologia e della sua paura di non guarire.