Accade di incontrare dei pazienti che da soli, per paura di fare movimenti sbagliati o di sentire dolore, iniziano gradualmente a limitare il più possibile i movimenti a carico di un’articolazione o di un segmento corporeo e questo è normale.
Diventa a quel punto importante riprendere una certa confidenza con il corpo iniziando da movimenti semplici da eseguire su un singolo piano e non da movimenti complessi come rotazioni e circonduzioni che avvengono su più piani. Meglio se l’addestramento viene fatto sotto la guida di un professionista del settore riabilitativo.
Ma quello che è ancora più preoccupante è quando i pazienti ricevono divieti assurdi e fondati su un qualunquismo terapeutico pronto all’uso e per tutti uguale. Tra i divieti più comuni la fanno da padroni la posizione a pancia sotto, il nuoto a rana, i tacchi, la corsa, il ballo e molte altre attività ludiche.
E di solito le frasi tipiche sono “e si scordi il ballo e i tacchi”! Niente di tragico penserete voi, ma quello che bisogna capire è quello che accade quando queste frasi vengono dette a una ragazza di 30 anni affetta da una semplice discopatia lombare senza segni neurologici e senza indicazioni chirurgiche se non il ricorrente mal di schiena. Quello che succede è che si medicalizza con eccesso una disfunzione che può originare anche da problemi viscerali intestinali o ginecologici oltre che posturali e muscolotensivi e che molte volte si può risolvere senza dover rinunciare magari a una passione come lo sciare oppure andare in montagna.
Un semplice atteggiamento di divieto di questo genere che apparentemente sembra cautelativo e innocuo e anche di buon senso può causare la creazione di altri disturbi talora non così facili da risolvere. Il paziente inizia a sentirsi non uguale agli altri e se sensibile può generare altre disfunzioni psicoemozionali soprattutto se già predisposto in tal senso. Ne consegue in termini semplicistici una possibile e pericolosa rigidità fisica e psichica che non solo non migliora il quadro doloroso di partenza ma lo peggiora.
La posizione prona per esempio è per molte persone, soprattutto per quelle non più giovani, una sorta di medicina fisica capace di coontrastare le cattive posture assunte durante la giornata e causate dalla vita sedentaria, eppure sono più i pazienti con lombalgia che non la assumo mai che il contrario. Questo divieto basato sulla poca conoscenza del corpo umano e sul timore di creare danni al cuore, alla respirazione alla colonna vertebrale è ovviamente consigliabile quando ci troviamo con un paziente molto compromesso dal punto di vista cardiologico, respiratorio e vertebrale oppure con un grande anziano ma non si può applicare ai giovani e agli adulti in genere che non abbiano delle problematiche specifiche particolari.
Quando un mio paziente, in seguito a dolori muscolo scheletrici, non riesce ad andare in montagna, a sciare, a ballare, a correre, il mio primo obiettivo è quello di spingerlo a pensare che è possibile ritornare a fare la sua attività preferita ma è necessario un impegno che non sarà solo quello di venire a fare delle sedute di miofibrolisi integrata e di agopuntura prendendosi cura del loro dolore in modo afarmacologico ma anche di ascoltarsi e di controllare, durante l’intera giornata, le possibili posizioni scorrette assunte e infine di eseguire quotidianamente alcuni semplici ma indispensabili esercizi di compensazione e riequilibrio posturale.
Quando il paziente è motivato il risultato è sorprendente; la cura unita al suo impegno è una formula magica infallibile basata sull’energia del corpo e della mente che sono, non ho dubbi, più potenti e ben al di sopra della nostra immaginazione.