Dopo l’articolo sull’utilizzo corretto dei bastoni nelle limitazioni al carico e quello dell’importanza totalmente sconosciuta dell’agopuntura in ambito riabilitativo soprattutto post traumatico o post chirurgico, mi faceva piacere affrontare il problema dell’impossibilità completa di caricare che si verifica dopo una frattura ossea oppure un intervento di osteosintesi.
Si tratta di interventi chirurgici ortopedici praticati per saldare i frammenti ossei in modo corretto facilitando una buona ricalcificazione e un recupero della funzionalità strutturale lesa.
Le osteosintesi oggi sono ancora prevalentemente metalliche un tempo faceva da padrone l’acciaio, oggi esistono apposite leghe sempre più leggere che sfruttano metalli inerti come il titanio e in un prossimo futuro è presumibile che saranno i polimeri a sostituire le leghe metalliche sfruttandone una maggior elasticità paragonabile maggiormente al tessuto osseo.
La maggior parte delle osteosintesi, fra cui citiamo le classiche anche se ancora attuali placche e viti, necessitano ancora di tempi discretamente lunghi prima di concedere il carico, talora anche superiori ai 40-50 giorni, questo perchè è necessario un buon callo osseo (nuovo osso in formazione) per garantire la presa del mezzo definito di sintesi con il tessuto osseo. In caso contrario il mezzo di sintesi può spostarsi e non garantire affatto il corretto posizionamento atteso dei frammenti ossei. Se il muro o il materiale da saldare è fragile nessuna riparazione, anche la più raffinata, avrà successo soprattutto con dei mezzi metallici. Questo lo sanno bene i falegnami e i muratori.
Purtroppo questo è un bel problema in quanto l’assenza di carico è essa stessa causa di un rallentamento della formazione del callo osseo oltre che fonte di alterazioni vascolari e sistemiche che vanno ben oltre al tessuto osseo.
La mancata stazione eretta mantenuta per tempi lungi soprattutto in soggetti non più giovani o con altre problematiche è spesso la fonte di numerosi squilibri che si ripercuotono sul recupero funzionale in senso globale.
Ecco perchè la frattura di femore negli anziani prima dell’avvento del chiodo endomidollare era considerata una grave situazione a forte rischio per la salute. Il chiodo endomidollare è stata la prima osteosintesi applicata alle fratture del collo del femore a consentire un carico velocissimo riducendo in modo straordinario la mortalità e le complicanze da ipomobilità post chirurgiche della frattura di femore nella popolazione anziana. Una evoluzione tecnologica ottenuta probabilmente dalla crescente innovazione e utilizzo delle protesi articolari di anca e ginocchio.
Ma torniamo al tessuto osseo che si differenzia da tutti gli altri perchè è in continuo e perpetuo rimaneggiamento: una parte di cellule ossee si occupa della costruzione (gli osteoblasti) e una parte si occupa della distruzione (gli osteoclasti) entrambe le fazioni cellulari, i costruttori e i distruttori, sono in azione e si bilanciano vicendevolmente.
Il carico ovvero il peso che gravita sull’impalcatura scheletrica, mediato dall’appoggio al suolo, sembrerebbe un fattore indispensabile per sostenere la formazione di nuovo tessuto osseo. L’ importanza della gravità sull’omeostasi del tessuto è stata valutata soltanto dopo il riscontro di severa osteoporosi negli astronauti che avevano passato lunghi periodi in assenza di gravità.
Ecco che il carico inteso come possibilità dell’intero corpo di gravare sul terreno è una sorta di toccasana per l’intero sistema scheletrico. Le osservazioni a questo punto sono vaste e non del tutto chiare, le ipotesi più acreditate sono che da un lato il sistema nervoso percependo il carico attivi in modo automatico una catena biochimica in grado di generare una sorta di spinta del sistema osseo, da un altro lato alcuni scienziati sostengono che sia il fenomeno della vibrazione ad attivare il sistema.
Non esistono ancora risposte chiare in merito, ma un a cosa è certa: l’assenza di carico non favorisce la formazione di callo osseo e questo è tanto più valido quanto più distale si trova la struttura dal centro del corpo oppure il soggetto è più anziano e affetto da alterazioni metaboliche sistemiche. Questo presumibilmente perchè è ulteriormente rallentato il sistema vascolare che nutre il tessuto posto in periferia come nel caso delle ossa di mani e piedi.
La magnetoterapia è una delle terapie fisiche più considerate per favorire maggiormente la calcificazione, il calore endogeno generato da questa terapia fisica è per alcuni ortopedici da evitare in senso assoluto in presenza di osteosintesi e per altri è da utilizzare anche per diverse ore consecutive con grandi benefici e senza alcun timore. Ancora non esistono dati certi ne pensieri univoci in merito.
Anche la vibrazione applicabile su specifiche emergenze ossee è una grande risorsa fisica per stimolare la calcificazione in questo caso senza alcun timore di produrre calore al mezzo di sintesi. Forse perchè di alcun interesse economico non esistono informazioni e lavori scientifici riguardanti questo argomento. Consigliare al paziente che non può caricare il suo segmento fratturato o operato di applicare vibrazioni a bassa potenza e medio-alta frequenza come quelle usate dai più comuni sexy toy in commercio è un operazione di totale innocuità applicabile anche in caso di apparecchio gessato perchè applicabile direttamente sul gesso, oppure sulle sporgenze ossee distali e prossimali rispetto all’ area da trattare confidando nella trasmissione della vibrazione attraverso i mezzi solidi.
Infine l’agopuntura funziona sul dolore in senso antalgico puro ed è altresì un ottimo sistema per migliorare la circolazione e limitare l’edema e l’infiammazione spesso causa di ulteriore rallentamento vascolare ed energetico nella parte colpita. Ecco perchè gli ortopedici usano dosi molto alte di antiinfiammatori e di ghiaccio nelle fasi post chirurgiche.
La fitoterapia cinese nei traumi e nelle fratture è un ulteriore grande strumento poco conosciuto ma di grande efficacia che permette una migliore circolazione energetica nella regione colpita, un più facile drenaggio dell’infiammazione e una energia selettiva per riscostruire i tessuti dannegiati. In particolare esistono ricette mirate sulla ricostruzione del tessuto osseo e sui traumi che risalgono a quelle usate dai monaci shaolin i cui combattimenti potevano essere talora anche molto violenti e la cui ripresa doveva essere accelerata per riprendere al più presto i loro allenamenti.