L’ansia è una parola divenuta di uso quasi comune. Questa sindrome (appunto definita “sindrome ansiosa” in quanto contiene un corollario di possibili e diversificati sintomi piuttosto svariati che vanno da quelli fisici come il mal di stomaco a quelli più psicologici come il timore del futuro), con l’inizio e lo svilupparsi della psicologia era esclusivamente di pertinenza psicologica.
Oggi dopo quasi 100 anni sono comparse a fianco degli psicologi diverse scuole di pensiero e di coaching intese come educazione al corretto modo di porsi di fronte al proprio vissuto e a ciò che ci accade nel presente.
Sono moltissimi i farmaci ansiolitici usati, che oggi vengono prescritti nella maggioranza dei casi dal medico di base per fronteggiare diversi disturbi correlati all’ansia a partire dalla categoria dei giovanissimi fino agli ultraottantenni passando ovviamente da uomini e donne di media età.
Le molecole più conosciute e dibattute sono le benzodiazepine o BZN definite appunto ansiolitici. Questi farmaci sono entrati nella pratica clinica negli anni 50 e tutt’ora sono considerati estremamente efficaci per ridurre i disturbi ansiosi.
Sono però moltissimi gli effetti collaterali attribuiti a queste molecole; in primis la loro nota capacità di creare dipendenza, come di molti farmaci se ne raccomanda l’esclusivo utilizzo a breve termine. Per questo motivo oggi i farmaci più usati sono preferibilmente antidepressivi ad azione ansiolitica utilizzati a lungo termine .
Tutti sanno peraltro che i disturbi psicologici non durano pochi mesi, non a caso anche le terapie psicologiche vanno avanti anni. La casistica dei pazienti ansiosi che vedo più frequentemente è formata da persone in terapia da anni con farmaci e psicoterapia che di solito arrivano per risolvere disturbi apparentemente fisici, pazienti ansiosi che non hanno mai assunto farmaci e che non vogliono assumerli, pazienti ansiosi con molteplici problemi fisici che focalizzano la loro mente unicamente sui disturbi fisici.
Inutile dire che i pazienti che più velocemente risolvono i disturbi ansiosi sono quelli che arrivano a capire in primo luogo di essere tali, vogliono quindi limitare i farmaci, se possibile farne a meno e, nel caso migliore, non assumerli affatto. Questi soggetti con poche sedute di agopuntura, in media dalle 6 alle 10, cambiano radicalmente perchè hanno per così dire un disturbo non strutturato nel corpo fisico.
Ecco che l’ideale sarebbe prescrivere il farmaco ansiolitico e immeditamente iniziare il più presto possibile la terapia con agopuntura; questo consentirebbe di limitare al minimo l’assunzione del farmaco ansiolitico togliendolo e sostituendolo il più velocemente possibile con una terapia più naturale e con semplici consigli comportamentali. Solo nei casi più complessi che devono elaborare un vissuto e che hanno un atteggiamento evidentemente non sano sarà indispensabile associare un lavoro psicologico di sostegno di gruppo o individuale.
Per tutti gli altri che invece hanno strutturato disturbi fisici veri e propri e che di solito tendono a cronicizzare nel tempo l’agopuntura è un grande aiuto per ristabilire un equilibrio ma necessita di un trattamento a lungo termine che dovrebbe essere inserito in un lavoro multidisciplinare in grado di lavorare sul corpo e sulla mente in modo coordinato, sfruttando all’interno della seduta di agopuntura anche tecniche di respirazione e di rilassamento guidato che faciliteranno il raggiungimento di un nuovo equilibrio psicofisico.
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