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La medicina cinese e la saggezza del corpo: uno per tutti, tutti per uno

Quale è l’organo più importante del corpo? Tutti risponderanno: il cuore! In effetti un corpo senza un cuore ben funzionante è morto o destinato a vita breve!

Il cuore è fondamentale per la vita, ma a ben guardare anche il rene pur essendo doppio può essere indispensabile se consideriamo la funzionalità renale un’unica entità, così la funzionalità polmonare, e quella epatica.

L’unico organo della medicina cinese che si potrebbe considerare non fondamentale per la sopravvivenza è la milza ma essa non va  intesa come organo ma come l’insieme delle capacità digestive e quindi come un insieme di sistemi localizzati in diversi distretti fisici assolutamente fondamentali per il nutrimento del corpo.

In sintesi ognuno di questi cinque organi o funzioni organiche è fondamentale per il corpo. Ritornando al cuore semplicisticamente potremmo considerare che ogni organo e tessuto serve a far funzionare bene il cuore e il cuore serve a far funzionare bene tutti gli organi e tessuti dell’intero corpo. Un sistema dove non esiste un concetto di separazione ma di unità, il lavoro di ogni singolo organo è svolto non per sé stessi ma per gli altri: in poche parole in equilibrio e in armonia con tutto il resto.

Questa è l’intelligenza del corpo, l’intelligenza che la nostra mente ancora non riesce neanche lontanamente a concepire. Si perché la mente  usa schemi che finiscono per essere  o troppo fissi o semplicemente disordinati e caotici. La mente, come dice Osho, non solo è sempre estremamente tesa ma vive solo di estremi e non conosce la via di mezzo.

Nella medicina cinese in ogni stagione dell’anno uno dei cinque organi principali diventa a turnazione imperatore e svolge il ruolo centrale. Lo stesso sembra accadere in modo più limitato ma altrettanto significativo ogni mese e ogni 2 ore  secondo il calendario e l’orologio cinese dove secondo antichi insegnamenti l’energia sembra scorrere a turni nei 12 meridiani del corpo. Ogni organo poi è collegato agli altri attraverso relazioni che possiamo definire di parentela; ne consegue che esiste un ruolo preciso per ogni momento.

Un momento per dare e un momento per prendere uno per controllare e uno per essere controllati. Il tutto in un sistema circolare dove la legge dei cinque elementi e dello yin e yang non sono affatto un concetto filosofico ma leggi inserite profondamente nella materia dando al ritmo e al tempo un significato fondamentale.

Un sistema complesso nel quale ogni organo dipende inevitabilmente dallo stato funzionale di tutti gli altri. Una banalità forse ma oggi nello studio della medicina la tendenza è quella di guardare solo il piccolo orticello di ogni singola specialità avendo totalmente perso di vista l’insieme del corpo.

Il dentista penserà solo ai denti, alle gengive e alle ossa mascellari e mai al collegamento con lo stomaco e con i visceri interni nella cura del suo paziente anche se la parola stomatologico non a caso attiene a stomaco, dove  “stomia” corrisponde all’apertura esterna dello stesso. La bocca quindi intesa come l’apertura esterna dello stomaco: niente di tanto strano eppure ci siamo allontanati così tanto che per un dentista non ha spesso nessun senso valutare la salute dello stomaco dei suoi pazienti.

Lo stesso vale per il dermatologo che non si preoccupa della salute dell’intestino prima di avviare una cura antibiotica per l’acne che può durare mesi. E i ginecologi dal canto loro  non possono collegare le molteplici cause di irregolarità mestruale e di disturbi collegati con il mestruo con l’organo fegato perchè l’unica cosa che sanno è che l’organo è un serbatoio di sangue  e un laboratorio chimico ma non possono conoscere i collegamenti interni e funzionali esistenti tra fegato e genitali.  Questo solo per fare due esempi classici.

Quello che voglio dire è che è fantastico che ogni specialista sappia tutto del distretto corporeo di cui si occupa e dei farmaci più recenti proposti dal mercato della farmaindustria ma il collegamento fisico e funzionale tra i diversi organi dovrebbe essere enfatizzato non solo nei primissimi anni di medicina con lo studio di anatomia, embriologia, istologia e fisiologia ma anche con il sapere di antiche medicine che collegano appunto i diversi organi tra loro dando spiegazioni talora estremamente semplici dei più comuni malesseri  per i quali spesso non è necessario un intervento farmacologico così aggressivo e purtroppo molto spesso solo sintomatico.

La separazione in specialità dovrebbe infatti prevedere un continuo lavoro e studio atto a mantenere unita la visione e la salute dell’intero corpo.  “Uno per tutti e tutti per uno” sembra un concetto ideologico e romantico di tempi ormai lontani ma se il nostro corpo funziona così perché mai la medicina che si occupa della salute del corpo dovrebbe comportarsi diversamente? I medici di base con sempre meno responsabilità e i medici specialisti sempre più rinchiusi in visioni e trattamenti che non prevedono la visione completa del paziente ma la sua frammentazione.

Un sistema questo dello studio della medicina che resta a tutti gli effetti a scatola chiusa e che infatti  trova sempre più ostacoli nella cura di patologie disfunzionali che tendono a cronicizzare.  Il medico non dovrebbe  fornire  farmaci ma trovare valide soluzioni per mantenere il benessere evitando per quanto possibile di prescrivere farmaci il più a lungo possibile. Una filosofia che oggi  va sempre meno di moda e che viene sempre meno insegnata e perseguita oltre che quasi messa da parte e ostacolata per il suo evidente scarso rendimento economico.

A mio parere, all’interno del corso di studi di una qualsiasi scuola di medicina, dovrebbero essere introdotte l’antica visione e cultura della medicina cinese, in parallelo con le più moderne acquisizioni biochimiche e funzionali della medicina più avanzata. Il tutto non solo come corso facoltativo ma come struttura fondamentale, propedeutica ad un più profondo lavoro di integrazione di dati ed informazioni che oggi non ha pià senso tenere separati.

Arrivati al 2012 la medicina dovrebbe integrare il nuovo con l’antico, creando un nuovo modo di studiare e insegnare la medicina  arricchendola di contenuti e legami che dovrebbero unificarsi lungo tutto il percorso formativo di un medico e dovrebbe poi proseguire  a vita in modo continuo ma non sostenuto dagli evidenti interessi della farmaindustria.

Altrimenti il rischio (che poi coincide con la realtà attuale) è quello di andare verso una visione da “tutti per uno e l’uno solo per sé stesso” .

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