Sono molti gli agonisti amatoriali e professionisti di questa disciplina a risentire di disturbi collegati con questo sport.
Al di là dello sforzo muscolare e dei possibili microtraumi dovuti a sollecitazioni meccaniche continue e talora portate al limite, problematica peraltro presente in qualunque sport praticato a livello agonistico, la bicicletta presenta alcune peculiarità dovute alla particolare postura in sella.
Postura che stravolge le fisiologiche curve della schiena e pone, come salta ovviamente al naso, il rachide lombare costantemente in flessione. Niente di grave si povrebbe pensare in quanto il carico ovvero il peso del corpo a differenza della posizione seduta non ricade sul rachide in questa posizione. Vero o falso?
Vero per un soggetto sano ovvero con il rachide perfettamente sano. Qualunque adulto con importante vita sedentaria e anche senza nessun disturbo alla schiena è già potenzialmente non adatto perchè il suo rachide lombare verosimilmente presenterà già nella maggioranza dei casi delle discopatie lombari più o meno severe e più o meno latenti, dovute al processo inesorabile della gravità sul corpo e alla suo stile di vita. Se poi ci sono stati sforzi fisici fatti malamente, lavori pesanti pregressi o ripetuti, scarsa attenzione posturale durante il riposo con posture scorrette mantenute a lungo (vedi piedi sul tavolino davanti alla TV), hobby come il giardinaggio e nessun esercizio di bilanciamento e di allungamento o di estensione del rachide, il gioco è fatto!
Nei casi poi dove esiste già una netta retilinizzazione lombare su base costituzionale e magari un ipercifosi dorsale (quindi un tratto lombare poco incavato e un dorso un po’ curvo) i possibili effetti negativi sul rachide dati dal ciclismo esistono eccome, soprattutto se eseguito per lunghi periodi e con intensità sostenuta. Peccato che i ciclisti spesso non se ne accorgono perchè il dolore lombare scompare facilmente quando si sale in bicicletta, per poi mostrarsi in tutto il suo splendore soltanto dopo, quando si cammina o altro.
Questa situazione sfortunatamente dà allo sportivo l’illusione che la bicicletta in realtà sia una sorta di cura e non la causa del suo malessere lombare. Esiste ovviamente una spiegazione; il disco lombare protruso nella maggioranza dei casi si trova posterioremente e durante la flessione lombare ovvero in bicicletta il muro posteriore formato dai dischi e dalle vertebre si apre dando respiro e agio al disco malposizionato che però tenderà facilmente a scivolare sempre più verso l’esterno. E’ il discorso del panino molto farcito; mordendolo si rischia di fare uscire la farcitura perchè il panino si apre. Ecco che scendendo dalla bicicletta il dolore si farà sentire subito perchè il disco viene a quel punto schiacciato e talvolta anche pinzato con il ritorno in posizione eretta. E’ difficile in questi casi spiegare che il benessere in bicicletta è solo fittizio e che un certo tipo di dolore che Mc Kenzie definisce centrale è curativo e non deve essere confuso con gli altri tipi di dolore.
In realtà è molto importante valutare esattamente con uno specialista la posizione ideale in bici, sono fondamentali la distanza tra manubrio e sella, l’altezza di quest’ultima e dei pedali, oltre che il tipo di pedalata, il tipo di percorso scelto e lo sforzo al quale ci si sottopone; tutti fattori che influenzano fortemente la spinta della pedalata che quando correttamente eseguita è a carico esclusivo dell’arto inferiore ma quando il corpo supera il suo sforzo e va in affaticamento può essere anche fatta in compensazione dal rachide.
L’allenamento fisico e la conoscenza del mezzo sono fondamentali soprattutto per i dilettanti non più giovanissimi che dovranno chiedere consulenza a specialisti del settore specifico.
Ma ancora non abbiamo finito; ci sono altri punti critici oltre il tratto lombare che dobbiamo considerare in questa splendida attività sportiva che porta le persone all’aria aperta. Possiamo elencare, il tratto cervicale, la regione genitourinaria e i polsi. Per il tratto cervicale ci troviamo in questo caso nel problema opposto ovvero andiamo a stimolare una iperlordosi del tratto alto. E’ più raro che questo generi dei disturbi ai dischi già compromessi dalla postura che normalmente sono localizzati più in basso, non è neanche una posizione ottimale di correzione per il classico atteggiamento in rettilinizzazione cervicale del soggetto seduto alla scrivania che necessiterebbe di un lavoro di allungamento e di estensione del tratto dorsale e del tratto cervicale basso. Per la cervicale attenzione però al freddo, consiglio sempre nella stagione autunnale e invernale di coprire bene la nuca e le orecchie dal vento umido e fresco in quanto questi punti sono sede di una facile entrata di freddo nell’organismo con conseguenti disturbi talora anche di natura dolorosa a carico della testa e del collo.
I polsi possono essere un altro punto critico soprattutto in situazioni di conclamato tunnel carpale, in tal caso il peso dovrà essere scaricato in modo più attento e con cautela dai polsi ponendo attenzione al tipo di manubrio e alla presa delle mani.
Per tutti i soggetti affetti da emorroidi, prostatite, cistite e vaginiti croniche la pressione e il calore che si scaricano sul pavimento pelvico possono accentuare i sintomi ma non sono in nessun modo la loro causa che invece va cercata e risolta da dentro con cure mirate e idonee. Non arrendetevi perchè si possono curare anche forme cronicizzate da tempo e ritornare allegramente in bicicletta. Sembra smentita la relazione tra ipertrofia prostatica, prostatite e ciclismo; questo dato è stato confermato da ultimi studi scientifici e dall’assenza di riscontro positivo nella categoria dei professionisti giovani.
Nessun divieto assoluto alla bicicletta anche alle comuni discopatie cervicali e lombari ma solo se non ci sono segni di infiammazione in fase acuta o segni neurologici. In casi di dolori cronici o ricorrenti è necessario però prima fare una diagnosi e trattare il dolore e l’infiammazione se possibile con metodi afarmacologici, per poi lavorare sulla correzione posturale e sugli esercizi terapeutici per prevenire recidive. Naturalmente l’intensità e la durata della prestazione sportiva dovranno essere modulate con molta attenzione per non diventare comunque potenzialmente dannose.