In campo ortopedico e precisamente nella chirurgia ortopedica più comune come gli interventi su ginocchia, anche, spalle e gomiti la riabilitazione post chirurgica è considerata indispensabile per ottenere un buon risultato funzionale e anche antalgico.
Oggi operare un’anca oppure un ginocchio senza proporre una riabilitazione intensiva corrisponde a scarsa possibilità di ottenere un buon recupero post chirurgico. I chirurghi ortopedici questo lo sanno bene.
Ma in alcuni campi di pertinenza chirurgica questo iter e valore aggiunto della correzione posturale e del recupero motorio corretto non sembra essere considerato in modo altrettanto valido. In particolare questo avviene nelle chirurgia del rachide.
La minor attenzione al periodo post chirurgico in senso riabilitativo è presumibilmente dovuta al fatto che è necessaria una gradualità e una notevole attenzione e preparazione soprattutto nell’immediato ma anche perchè il rachide è certamente meno mobile rispetto alle articolazioni sopraelencate. La colonna vertebrale in effetti è un insieme di articolazioni che potremmo considerare a limitata mobilità se prese una per una, ma l’insieme di queste piccole escursioni articolari determina la salute dell’intero rachide. Per questo motivo lavorare sul massimo recupero del movimento e sulla postura corretta sono a mio parere attività assolutamente indispensabili dopo un intervento chirurgico sulla colonna che rappresenta sempre un trauma e una causa di rigidità secondaria.
Molti pazienti arrivano nel mio studio dopo avere eseguito un intervento chirurgico, e sono ancora tantissimi quelli che non hanno mai fatto trattamenti di correzione posturale ne prima ne dopo l’intervento e che non si spiegano come mai il dolore non sia scomparso completamente o sia ancora presente come prima e in alcuni casi addirittura peggiorato.
Questi pazienti amareggiati mi chiedono sempre se l’intervento è stato fatto in modo sbagliato oppure se non avrebbero dovuto farlo, e mi accorgo che vorrebbero sentirsi dire che le cose sono andate proprio così. Ma la verità è che l’intervento quasi sempre è stato fatto bene, oggi raramente la chirurgia è fatta in modo scorretto anzi migliora giorno dopo giorno in precisione ma ciò non toglie che il risultato atteso può non arrivare. Il che suggerisce che qualcosa di importante è stato trascurato. In primo luogo il fatto che il dolore sia considerato una conseguenza del solo un problema fisico specifico di quella vertebra o di quelle due o tre vertebre operate.
Il dolore, soprattutto quando protratto, è invece il risultato di più fattori coesistenti. Un difetto posturale oppure sforzi fisici che hanno determinato un ernia discale oppure un difetto congenito come una anterolistesi che sono tra le cause più comuni di intervento sul rachide, non sono mai quadri puri, ovvero oltre all’ernia discale oppure alla anteroslistesi si aggiungono quasi sempre altre discopatie di solito adiacenti più o meno gravi che possono a loro volta già essere responsabili di una buona parte del dolore e difetti posturali secondari ad esso.
Quando un segmento della colonna “si ammala” l’intero rachide vertebrale lo segue, perchè la colonna va presa come un elemento elastico e funzionale unico. Questo concetto di unità esiste per qualsiasi patologia, e coinvolge l’intero corpo umano. Anche un disturbo dell’intestino può riflettersi sul rachide e vice versa. La natura umana non è frammentata come il nostro piccolo pensiero; ogni situazione ne produce un’altra. Come nella legge dei cinque elementi si tratta sempre di relazioni di tipo circolare.
Per tornare sul semplice e sul pratico una colonna lombare stabilizzata chirurgicamente (operata con chiodi e viti per uno scivolamento della vertebra) determina sempre un sovraccarico delle vertebre che si trovano sopra alla stabilizzazione bloccando la flessibilità di un sistema elastico. La meccanica ci insegna che le forze di movimento e di gravità si scaricano in modo scorretto sul resto della struttura. Diventa quindi fondamentale considerare sempre un lavoro fisico di modifica e gestione della postura per poter ridurre al minimo questo inconveniente.
Lo stesso lavoro di correzione posturale del rachide dovrebbe essere sempre consigliato anche nei piu piccoli interventi di questo tipo, di discectomia (asportazione di un disco vertebrale), di emidiscectomia (asportazione chirurgica di mezzo disco vertebrale) o erniectomia (asportazione dell’ernia discale espulsa) e anche per un trattamento di ozono terapia su un frammento erniario. Questo perchè l’ernia è quasi sempre il risultato meccanico di un difetto della colonna e si associa a discopatie multiple di quel segmento non curate dall’intervento chirurgico. Il trattamento post chirurgico di educazione e di correzione posturale nel caso di un’ernia discale è indispensabile per evitare che le altre discopatie possano a loro volta causarne altre ed è inoltre indispensabile per limitare anche la rigidità del rachide secondaria alla paura di avere dolore.
Quindi quando il paziente post chirurgico lamenta dolore o non migliora oppure peggiora, il problema non è se l’intervento andava o non andava fatto, oppure se è stato fatto bene o male.
Il problema è che non è stata presa in considerazione la colonna nella sua globalità funzionale e meccanica.
Il paziente, purtroppo spesso aiutato da una falsa informazione, pensa che l’intervento possa di per sè essere totalmente risolutivo e che una volta finito l’intero problema sarà risolto e lui intereamente guarito. Ma anche se l’intervento è fatto in modo perfetto, la salute della colonna vertebrale, sia prima che dopo, dipende sempre da un insieme di fattori che vanno dalla consapevolezza di ciascun individuo, al corretto assetto posturale e educazione motoria. Questo fattore dovrebbe essere sempre considerato, responsabilizzando anche i pazienti che facilmente sono indotti a pensare che la chirurgia sia una via facile che li rende completamente esenti dalla necessità di un lavoro individuale di cura e attenzione nei confronti della propria schiena e del proprio corpo in senso lato.
1 Comment
purtroppo le persone sono sempre alla ricerca della “magica”pillola che in un colpo solo gli risolva tutti i problemi. per esperienza personale ,(in passato soffrivo di mal di schiena cronico) posso testimoniare che da tanti problemi alla schiena si puo’ guarire ,anche senza il bisturi. ma occorre pazienza costanza e tanta voglia di stare bene sul serio.