Voltare pagina, andare oltre, mollare l’attaccamento sentimentale, tutte cose queste che mi diceva il mio maestro di meditazione.
Sono passati oltre 20 anni e solo oggi capisco quanto questi gesti siano difficili per chiunque.
Ci attacchiamo ai luoghi che frequentiamo, agli ambienti e situazioni in cui viviamo, alle persone che ci sono care.
Quando però la vita cambia (perchè cambia!) noi continuiamo il nostro teatrino senza voler vedere che alcune cose non hanno semplicemente più senso e che sarebbe meglio per noi fare altro o andare altrove ma niente: restiamo lì fermi ad aspettare. Ad aspettare…che il passato ritorni com’era!
Attaccati alla speranza che forse potrebbe anche succedere, ma niente: la vita inesorabile prosegue il suo corso e noi in questo modo ci siamo messi sulla sponda. Attaccati al ramo mentre il fiume scorre cercando di portarci via mentre noi resistiamo. Alcuni momenti ci sentiamo potenti della nostra capacità di resistere come fosse un segno di forza. Solo occasionalmente, quando siamo fortunati, veniamo colti da una folgorazione e vediamo esattamente come stanno le cose: uno sforzo inutile oltre che senza senso. E’ tempo di mollare il ramo della sponda, di voltare pagina, di andare avanti perchè il passato è passato.
Il cambiamento spaventa sempre, corrisponde al nuovo, allo sconosciuto e potrebbe andare anche peggio e questo è quello che temiamo sempre. Ci hanno cresciuti con la favola di capuccetto rosso, non lasciare la strada conosciuta per una sconosciuta, potresti avere brutte sorprese. Chi troppo vuole nulla stringe; eccone un’altra di frasetta da castrazione completa. Meglio non rischiare.
Il desiderio di sicurezza che ci viene inoculato nel DNA e di cui la società è intrisa è tale da diventare una pericolosa prigione mentale. La sicurezza è una cosa che l’uomo non possiede e non può possedere, dal momento che in realtà non può sicuro di nulla.
La sicurezza pensandoci bene è una sorta di fantasma che inseguiamo e una bandiera che sapientemente taluni sventolano. Ma è inafferrabile.
Di cosa veramente siamo sicuri? Vi siete accorti che il normale e il fisiologico rischia di diventare materia di allarmismo il tutto per garantire la sicurezza?
Se ne sono accorti anche i più creduloni:”Temperature siberiane” “strade impraticabili” “allertata la protezione civile” in molte regioni tutto questo per pochi fiocchi di neve e con termometri che a malapena scendevano di pochi gradi sotto lo zero.
Si spaventano a morte le persone, nella maggior parte dei casi con una minima efficienza pratica. Al posto di gridare “al lupo al lupo”, prepariamoci ad affrontarlo il lupo, caso mai ci capitasse di incontrarlo e stiamo con gli occhi ben aperti oltre che in buona compagnia (che so… di una calibro 45!!).
L’organizzazione e la programmazione del rischio neve-ghiaccio dovrebbe essere una routine invernale da studiare a tavolino. Un numero sufficiente di spalatori e di pale recrutabili al bisogno, macchine spargisale e ovviamente sale chimico in abbondanza, macchine spazzaneve di nuova generazione in numero sufficiente per ogni comune con personale a chiamata per le emergenze. Corsi e preparazione delle persone addette al servizio magari fatti nei paesi dove la neve è di casa.
Riusciamo a capire la differenza? Invece noi… tanto rumore per nulla! E i nostri capi con l’aureola in testa da salvatori del mondo! Ma vi rendete conto a che prezzo paghiamo questa falsa sicurezza? L’economia si è fermata inutilmente e tutto solo per paura e per giunta alla prossima volta non avremo ancora i servizi e le attrezzature giuste perchè non abbiamo i soldi…
Con la medicina è la stessa cosa, la pressione del sangue, il colesterolo e molti altri parametri sono considerati patologici anche se ai limiti dell’assoluta normalità. Dopo sei mesi che una coppia non concepisce parte una serie di accertamenti da far girare la testa.
Il cambiamento ha due facce: una è il cambiamento che noi decidiamo di fare e l’altro è il cambiamento che subiamo nostro malgrado. Quando le cose intorno a noi vanno nella direzione opposta a quella che desideriamo è il momento di fermarsi e di pensare che tocca solo a noi cambiare la direzione. Se siamo caduti a terra tocca solo a noi alzarci. Se ci siamo fermati al passato tocca sempre a noi ripartire.
L’atto di voltare pagina è il nostro cambiamento, la nostra possibilità di andare o cercare di andare nella direzione che desideriamo e non significa in nessun modo rinnegare il passato, e tanto meno voler rischiare il peggio.
Significa amare la vita e amare se stessi.
1 Comment
speriamo che prima possibile ,tantissime donne :riescano ad aprire la mente ed il cuore :come sei riuscita a fare tu. p.s. ci spero proprio!. 😀