Si dice sempre di guardare avanti e di non farsi influenzare troppo dal passato e da ciò che abbiamo già vissuto, il concetto è quello di voltare la pagina evitando di restare attaccati al passato. Tutto vero ma come tutto esiste sempre l’eccezione che conferma la regola!
Ci sono momenti in cui girarsi indietro è fondamentale per capire quanta strada abbiamo percorso.
Mi è capitato recentemente di fare una piccola escursione in montagna, eravamo sulla strada di ritorno e stavamo facendo il pezzo del percorso più difficile un pò di ghiaione insomma decisamente un discreto dislivello. La mia compagna di avventura iniziava ad avere il fiato pesante e si capiva dal suo sguardo un iniziale pentimento di aver deciso di percorre la strada più difficile per il nostro rientro. L’ora era ormai tarda e la nostra stanchezza stava iniziando a farsi sentire.
Ecco che presa dallo sconforto inizia ad alzare lo sguardo verso la vetta mostrando non senza un velo di preoccupazione quanta strada ancora dovevamo compiere. In realtà la nostra meta era quasi raggiunta in quanto dovevamo tagliare sulla sinistra da lì a breve. Io mi sentivo in forza e avevo risparmiato il fiato concentrandomi sul respiro, ho iniziato a prendere la parola anche se ero molto meno esperta di lei in fatto di escursioni montanare.
“Siamo a 2/3 del tratto di salita peggiore” cercavo di convincerla, e più dicevo così più lei negava e si arrampicava con lo sguardo ben oltre il luogo dove dovevamo andare. Allora presa da intuizione mi sono imposta e le ho detto “girati,guarda quanta strada abbiamo già fatto, manca poco il nostro punto di arrivo è ormai vicino”. Da lì a pochi minuti abbiamo visto da lontano la segnalazione della strada 712 detta anche “dei finanzieri”.
La mia compagna si è rilassata, avevamo superato il peggio, da lì in poi la strada era facile e meravigliosamente illuminata da un sole morbido e dolcissimo. Il colore dell’erba dei fiori sembrava uscito da un quadro impressionista.
Giunti sull’altopiano abbiamo trovato numerosi cavalli con i loro puledrini con il pelo matto e pecore che ci fissavano incuriosite. Poi l’urlo della marmotta sentinella che abbiamo potuto intravedere su una roccia non molto distante da noi.
Un sogno a occhi aperti non eravamo più stanche nonostante fossero ormai le 18 il tempo era meraviglioso e accarrezzava i monti e le nostre anime. Ho pensato che rinunciare a questo spettacolo per la paura di non riuscire a finire la prima salita o per paura di essere troppo stanche o di arrivare troppo tardi sarebbe stato un vero peccato, sarebbe stato godere a metà. E’ giusto non sottovalutare i pericoli ma è altrettanto giusto non sottovalutare se stessi. L’equilibrio sta proprio lì.
Sono molti poi i montanari che si fanno prendere la mano colpiti come da un febbre del mettersi alla prova e scavalcare sempre nuovi limiti talora a rischio della loro vita. Il soccorso alpino ben li conosce ogni anno sui monti perdono la vita numerose persone alla ricerca di sensazioni forti ma forse anche spinte dalla ricerca di un contatto con se stessi e con Dio e non solo con la natura.
Proprio qualche ora prima abbiamo assisto al recupero con elicottero di tre scalatori. Un intervento davvero toccante per la bravura del pilota e per il modo in cui i soccorittori si sono adoperati rischiando anche del loro. Avevo le lacrime agli occhi, ho pensato “questi si che hanno le palle!”
Ma lo sapevate che una parte del corpo dei finanzieri, tanto poco amati per ovvii motivi, lavorano attivamente nel soccorso alpino, ma anche nel corpo delle polizia all’insaputa di tutti e rischiando sulla loro pelle. Un prezzo salato anche per loro!