Negli ultimi decenni la medicina occidentale si pone orgogliosamente come testimone della intoccabile e infallibile evidenza scientifica definendosi la medicina basata sull’evidenza o evidence based medicine
Per evidenza si intende un concetto definito senza dubbio alcuno come un dato certo ovvero una verità comprovata e testata secondo il criterio scientifico del pensiero Cartesiano.
Ma pensiamoci su bene; sappiamo noi dire con certezza assoluta cosa è vero e cosa è falso senza stabilire dei parametri? Assolutamente no, non esiste in senso lato un vero e un falso, non esiste in senso assoluto un giusto e un non giusto. Come non esiste un vuoto assoluto o un pieno assoluto nella materia che ci circonda e tanto meno possiamo contemplare un vero silenzio o un’assenza totale di movimento.
In senso matematico, chimico o fisico e quindi scientifico tutto questo non esiste. Per essere precisi il pieno, il vuoto, il silenzio e il non movimento esistono in relazione a dei parametri, ovvero ad un sistema di riferimento, ben definito. La vista è il parametro più usato per identificare quello che consideriamo la nostra realtà oggi aumentata da ogni genere di ausilio tecnologico.
Ma per allargare il concetto il semplice fatto di vedere una determinata cosa con i nostri occhi non è sufficiente a renderla reale in senso assoluto. La terra una volta si pensava piatta e questa era una verità. Lo stesso vale per le orecchie e per tutti i nostri 5 sensi. Oggi è possibile alterare il contenuto di una conversazione telefonica usando un sintetizzatore vocale. Pensiamoci bene: cosa ci rende assolutamente sicuri di essere svegli e di vivere realmente ciò che stiamo vivendo? Moltissimi autori hanno scritto e girato film molto interessanti a questo proposito fra cui Matrix e per ultimo Inception. Una cosa può sembrare in un modo e essere totalmente diversa.
Tutto questo non per il gusto di fare filosofia spicciola ma per sottolineare che di certo non esiste proprio nulla. La certezza a modo suo uccide la mente che pigramente in essa si rifugia per non avere responsabilità. La certezza rallenta l’evoluzione perchè paralizza e sclerotizza il pensiero.
Per molti medici la medicina dell’evidenza conferisce la tanto cercata sicurezza e desiderio di ogni medico di agire per il meglio e di fare sempre la scelta migliore. I tempi di assunzione della terapia prevista in un protocollo di lavoro però non sono mai quelli reali e lo stesso vale per le osservazioni degli effetti a distanza di tempo. Inoltre i pazienti di solito assumono terapie multiple capaci di modificare anche enormemente le possibili reazioni di ogni singolo farmaco e infine sono molteplici le situazioni capaci di alterare sia l’efficacia che la sicurezza di ogni singola terapia.
Il pericolo di questo modo di agire è quello di costruire uno stereotipo di cura e di malato che rischiano di allontanarsi dalla realtà, allo stesso modo in cui un piano inclinato senza attrito non ha nessuna possibilità di esistere. Ma ancora peggio il grosso pericolo consiste nella perdita del ragionevole dubbio, si fa così e basta è il protocollo! Non sono più i medici a cercare nuove strategie ma sono le case farmaceutiche. Si rischia di perdere l’intuizione medica preziosa non solo nella diagnosi ma anche nella ricerca di nuove strategie terapeutiche.
Se dopo anni si abbandona un farmaco considerandolo inutile e dannoso o si lasciano totalmente da parte alcune pratiche mediche perchè considerate barabare come l’elettroshock o la lobotomia, perchè non farsi venire un dubbio sulla utilità e necessità di terapie considerate oggi come protocollo ordinario?
Il sentirsi certi o assolutamente certi di una verità parziale applicandola ciecamente senza pensare ai parametri significa rischiare di prendere Roma per toma, significa pensare di aver capito tutto senza aver capito un bel niente. Lungi da me il voler demonizzare il pensiero Cartesiano che tanto ci sostiene e ci da’ forza “cogito ergo sum”. Ritengo però sia una vera illusione convincersi di essere solo perchè si crede di pensare, non è il dubbio che dobbiamo temere ma è la certezza a renderci ciechi e a farci correre il rischio di vivere non già la realtà ma il sogno di essa.