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Come riabilitare il colon irritabile

Si fa un gran parlare di questa sindrome, detta anche SII (sindrome da intestino irritabile o IBS irritable bowel syndrom).

Con il nome sindrome da colon irritabile, molti disturbi o sintomi intestinali trovano una collocazione ma senza che vi sia non solo una particolare causa riconosciuta ma anche una vera e propria alterazione fisica riscontrabile.

L’ intestino è considerato più sensibile a diversi agenti esterni siano essi presenti nel cibo, nel clima o ambiente esterno, e nelle situazioni emozionali.

Non vi sono franchi segni di infiammazione della mucosa intestinale, come nelle coliti vere e proprie, ecco perché per lungo tempo  questa patologia è stata definita come psicosomatica o altrimenti come un disturbo funzionale la cui origine era interamente soggettiva ovvero psichica. Solo recentemente viene considerata ufficialmente  una vera e propria patologia organica si cercano le cause nel DNA, nelle tossine di alcuni microorganismi intestinali e nell’ipereattività del sistema nervoso.

Questa patologia come tutte quelle di questo tipo fra cui la fibromialgia  ha subito esattamente come alcune terapie mediche non convenzionali fra cui l’agopuntura il processo del “non vedo quindi non esiste” e per molti medici non sono mai state considerate patologie di cui occuparsi se non con una bonaria pacca sulla schiena..”basta che si rilassi e vedrà che passa tutto!” .

I sintomi sono decisamente variabili; gonfiore, pesantezza, coliche addominali gassose e spastiche, alvo stitico, alvo diarroico o alvo alterno. Insomma un insieme di disagi più o meno severi a seconda del caso.

Le spiegazioni sono state molte, alcuni sostengono che si tratti di una semplice irritabilità squisitamente su base neurovegetativa e quindi emozionale, altri ritengono che si tratti esclusivamente di una disbiosi ovvero di un alterata flora batterica intestinale con prevalenza di microorganismi perversi come la candida o batteri gasogeni, altri ritengono si tratti di forme di intolleranza alimentare ovvero reazioni e risposte eccessive del sistema immunitario nei confronti di sostanze alimentari precise.

Oggi la cura va dal consiglio di andare dallo specialista psicologo, alla terapia ansiolitica e antidepressiva in aggiunta alla terapia sintomatica antispastica, antidiarroica o lassativa. Alle cure  farmacologiche si aggiungono  consigli alimentari che variano a seconda del caso e degli obiettivi che possono essere:  ridurre la flora fermentativa e gasogena,  limitare la diarrea o la stitichezza, eliminare determinati cibi considerati intollerati.

La maggior parte dei casi che arriva nel mio studio segue un  regime alimentare limitatissimo, la frutta no, la verdura no, il latte no, e l’eliminazione spontanea di molti anzi direi troppi altri alimenti. Questi pazienti a furia di sentirsi male riducono sempre di più la scelta alimentare, si instaura una sorta di “fobia di stare male”. La tendenza è quella di fossilizzare il regime alimentare su pochi cibi talora a basso potere nutrizionale e neanche così salutistici, attribuendo spesso falsamente il loro star male a tale o talaltro alimento.

Le diverse visioni specialistiche non sono giuste o sbagliate in modo stretto ma sono da considerare in modo più ampio, spesso infatti una motivazione è la conseguenza dell’altra. La partenza può essere una predisposizione genetica di maggior o minor tolleranza di alcuni cibi, come il lattosio, magari associata ad una irritabilità più o meno marcata del sistema neurovegetativo su base emozionale, responsabile a sua volta di una irritazione e quindi di una alterazione del PH e della flora intestinali, cosa che a sua volta può interferire aumentando i disagi fisici e talora anche predisporre alla formazione di svariate intolleranze e talora anche vere e proprie allergie alimentari o crociate.

Insomma una catena di eventi in grado poi di alimentarsi in modo automatico anche senza una emozione o un cibo preciso ma certamente più sensibili alle emozioni forti e ai cibi irritanti e alle condizioni climatiche a rischio. E’ la stessa cosa del dolore cronico; una volta che la sindrome da colon irritabile si è instaurata, magari per anni, non serve più capire quale sia stato il vero elemento scatenante e  sfido anche a capirlo con certezza.

Molti di questi pazienti hanno avuto in età giovanile o nel loro passato, una forte inclinazione a comportamenti ansiosi oppure difficoltà emotive serie che non trovano più riscontro nel loro presente, situazioni decisamente risolte e stabilizzate dal punto di vista emotivo. Il quadro è simile al dolore post traumatico; il trauma anche se risolto e ben cicatrizzato, può lasciare un dolore anche a distanza di numerosi anni. Questi pazienti spesso non evidenziano un particolare disturbo del tono dell’umore o quadri ansiosi di rilievo e per questo rifiutano l’etichetta della patologia su base psichica.

Bisogna fare un lavoro di bonifica sull’intestino a 360° riabilitare l’intestino e il suo proprietario.

L’utilizzo dell’agopuntura e della fitoterapia cinese costituiscono un ottimo trattamento di fondo della sinfrome da colon irritabile, migliorano la sintomatologia dolorosa e i diversi disagi correlati in modo più che soddisfacente perché sono in grado di interagire sulla stimolazione neurovegetativa viscerale in modo diretto. Non si tratta di una terapia puramente sintomatica ma riequilibrante in senso globale.

A questo intervento consiglio nelle forme complesse l’ aggiunta di una completa ricolonizzazione dell’intestino riducendo i ceppi di microrganismi perversi e sostituendoli con colonie permanenti di bifidi nel tenue e lactobacilli ceppo rahmnosus nel colon.

E’ altresì fondamentale correggere le abitudini alimentari scorrette, sia eliminando o riducendo i cibi nocivi e irritanti, che reintegrando nella dieta molto gradualmente i diversi cibi e macronutrienti fondamentali per l’organismo.

All’inizio il paziente tende ad attribuire i suoi disagi solo al cibo ingerito e accetta difficilmente dei cambiamenti in questo ambito; si tratta di un lavoro delicato come per un emiplegico recuperare la deambulazione: ci vuole pazienza. Ognuno con il suo tempo a secondo della gravità individuale e soprattutto lavorando con molta dolcezza e capacità di ascolto senza che da parte del medico vi sia una eccessiva rigidità.

Il paziente inizierà  a ritrovare e ristabilire un nuovo, sano e soprattutto piacevole  rapporto con il cibo, fino a potersi concedere anche occasionali scappatelle culinarie senza  dover sopportare alcun disturbo fisico.

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