Un film, quello di Clint Eastwood, davvero speciale, ricco di contenuti ma forse per questo un film non per tutti. Una storia d’amore con una donna intelligente e molto affascinante ma senza sensualità voluttuosa volontariamente esposta e tanto meno scene di sesso. Effetti speciali magari non perfetti ma la possibilità di vivere in prima persona quanto, di fronte a un’onda anomala, non ci sia rimedio neppure per i più provetti nuotatori.
La sofferenza della perdita di una persona cara, netta e pulita che, pur spogliata dai possibili sentimentalismi, è così tangibile da essere toccata con le mani dagli spettatori e per questo anche poco sopportabile dai più sensibili ma assolutamente realistica.
Infine l’argomento del post portem che tesse elegantemente tre storie in una sola, essenziale ma sostanziale.
Il dito sul problema più importante, “L’aldilà” o meglio ” Hereafter”; possibile che questa tematica interessi così poco alle persone cosiddette “sane” da bandirlo dalla scienza e lasciarlo molto spesso nelle mani di una frangia di persone per lo più disadattate talora anche anche pericolosamente squilibrate?
Invece no a Clint questo argomento sta a cuore e si capisce bene, forse la sua non più fresca età lo rende sensibile o forse il desiderio di far passare alcuni messaggi a lui cari, l’impermanenza della vita ben conosciuta dai Tibetani è lì spiegata su pellicola, così come la sofferenza come passaggio e non come scelta.
“Oggi è così e del domani chi lo sa”, facile a dirsi con le parole, ma nessuno ci pensa su veramente, nessuno o pochi vivono con questa consapevolezza in tasca. La morte e la sofferenza a portata di mano, la perdita di salute, di equilibrio mentale, del lavoro e della propria posizione sociale e dei rapporti interpersonali in un lampo. Questa tematica è presente in molti altre storie, la differenza con questa pellicola è che è assolutamente realistica e poco scavata, fatta di poche immagini, poche parole, pochi gesti, poco folklore ma capace di toccarti dentro.
Infine il messaggio più importante: la sofferenza non come scelta e, per contro, la possibilità di passare oltre pur facendosi attraversare e anche lacerare da essa. La donna in carriera abbandonata velocemente dal proprio capo sia professionalmente che sessualmente, il bambino lasciato solo e il sensitivo che non vuole arrendersi al suo destino, tutti trovano il modo di lasciarsi alle spalle la loro fonte di sofferenza per guardare avanti e vivere arricchiti e non spogliati da essa.
Il mio maestro di agopuntura dice sempre ” essere felici o infelici è una scelta”; conosco migliaia di persone che, dopo una sofferenza, sanno nutrirsi unicamente di questa, incapaci di vivere ma solo capaci di rivivere il passato, continuando a soffrire giorno dopo giorno della loro piccola o grande perdita, senza mai darsi la possibilità di essere felici.