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L’insostenibile pesantezza del senso di responsabilità – By Valeria

Credo sia capitato alla maggior parte di noi almeno una volta:

parte un pensiero che non si sa da dove arriva ne perché. Poi la mente cerca di rimuoverlo ma poco dopo ci si accorge che il tentativo è fallito: il pensiero è ancora lì.

Quello si è ostinatamente radicato nel cervello ed evidentemente non rimane altro da fare che andare a fondo e rifletterci su.

Sulle prime sembra trattarsi di un dettaglio irrilevante e invece, ripensandoci, è tanto sostanziale da poter mettere a dura prova l’idea che ci siamo fatti del mondo e degli uomini.

Bene, tempo fa due vecchi amici – che io a mia volta conosco da tanti anni – si rivedono e naturalmente cominciano a raccontarsi. Come sta una, come sta l’altro, cos’hanno fatto delle loro vite.

Io li osservo, ma qualcosa mi sembra non quadrare. C’è come una sorta di mancanza, anche se l’apparenza direbbe il contrario.

Malgrado il calore di quell’incontro e il piacere di ritrovarsi è come se uno dei due cercasse con lo sguardo di non perdere di vista la porta di uscita.

Vuole restare o vuole fuggire?

Vuole restare, si direbbe. Anzi, non desidera che restare, che rinnovare quell’antica amicizia traendone tutto il piacere possibile.

Eppure c’è una sfumatura di inquietudine nella tinta dei suoi occhi.

Ad un certo punto lei dice qualcosa a proposito dell’importanza che lui un tempo, e poi nel ricordo, ha sempre rivestito nella sua vita.

Non si può negare che questa donna ha fatto la mossa sbagliata se pensiamo ad eventuali tattiche amorose, ma se invece per un puro caso lei avesse semplicemente lasciato parlare il cuore… beh! forse era davvero un bell’esempio di calore umano!

Ed ecco la nota dolente: lui, quello che teme che la porta di uscita scompaia all’istante lasciandolo in balia degli eventi, le risponde: “Ti prego non darmi questa responsabilità”.

Illuminazione! Luce!

RESPONSABILITÀ ?

Ecco la parola chiave! E l’ha pronunciata lui stesso.

Ma cosa non farebbe un uomo pur di non dover sopportare il peso di una responsabilità? Perfino rinunciare ad una amicizia che sente importante per lui? Perfino mettere a tacere qualsiasi desiderio, qualsiasi trasporto affettivo? Praticamente rinunciare a vivere?

Ma quando si parla di responsabilità a che cosa in effetti ci si riferisce? Io non mi riferisco a quel giro di pesante senso del dovere mescolato a inutili sensi di colpa, anche se è in questo senso che normalmente viene intesa.

Penso piuttosto al recupero di quella libertà intellettuale che ci consente di dire la verità, qualunque essa sia. Per me responsabilità è sinonimo di verità, limpidezza di intenti che altro non è se non la sola, unica, vera libertà possibile.

La libertà (mi riferisco sempre a quella interiore, ovvero al coraggio morale di dire e, soprattutto, dirsi la verità) d’altro canto è il solo strumento che abbiamo per raffinare le nostre emozioni; per elevarle, se così posso dire…

Questa scenetta poco edificante l’ho in realtà osservata molto spesso nella mia vita, e non solo in ambito sentimentale.

Sembra che ad un certo punto una persona voglia prendere due direzioni fra loro opposte e questo dipende dal fatto che non riesce “responsabilmente” ad osservarsi abbastanza a lungo da avere ben chiaro che fare, non riesce quindi ad immergersi nell’azione, la pasticcia, entra in conflitto, produce una dissonanza e naturalmente l’efficacia del momento si perde, si spegne nel sonno della sua esistenza.

Si, perché in fondo di sonno si tratta.

La responsabilità come io la intendo è un atto di consapevolezza, uno strumento di libertà e non un ulteriore vincolo alla propria vita già spesso schiacciata e inibita.

Mancare la verità sul quel che ci frulla in testa è un tentativo (anche se il più delle volte inconscio) per cercare di prendere delle scorciatoie. Eppure chi ama passeggiare in montagna sa bene quanto le scorciatoie siano una valle di lacrime, e di fatica!

Immagino che a questo punto la patetica scenetta avrebbe dovuto avvilirmi e invece no, questo attimo di lucidità mi ha riempita di energia:

com’è bella la visione limpida delle cose quando si riesce a coglierla, e come fa male invece quando la si sta percependo soltanto a livello subliminale.

Ora non posso fare a meno di pensare a chi in altri tempi si è fatto mettere al rogo per un’idea, per affermare un principio in cui credeva, per difendere una causa…

Evidentemente oggi abbiamo mangiato troppo pane e nutella, troppi hamburger e patatine, ma se temiamo perfino la responsabilità di un amore o di un affetto, mi sembra che ce lo possiamo davvero scordare un mondo migliore di questo!

 

 

 

 

 

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5 Comments

    • Valeria ha detto:

      Grazie Giuseppe 🙂

    • shanti liateresa ha detto:

      Ciao cara Valeria,cosa è la responsabilità?……E l’impegno,l’intenzione e LA DISCIPLINA?
      Mi piace l’energia con cui scrivi e la semplicità con cui butti il sasso nel laghetto.
      Ti rimando ad un koan zen: come puoi tirare fuori un’oca dalla bottiglia, in qui è cresciuta,senza rompere la bottiglia o uccidere l’oca ?
      un abbraccio shanti!

  1. philippe ha detto:

    L’incapacità a sopportare il peso di una responsabilità non mi sembra un attitudine esclusivamente maschile.

    • Valeria ha detto:

      Non posso che essere d’accordo con te Philippe 🙂
      Nello specifico caso a cui ho assistito era lui che tentava di stare e fuggire al tempo stesso, ma questo atteggaimento è estendibile anche a molte donne, certo che si