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I virus sono alle porte, che fare?

Si è fatto un gran parlare dell’influenza suina e della sua vaccinazione, adesso si assiste al silenzio dei media in attesa della comparsa sul mercato del vaccino pronto.

Ciò che non abbiamo ancora affrontato in effetti è il discorso delle patologie definite stagionali come il raffreddore e le comuni influenze, considerandole da vicino e valutando quali siano le azioni possibili per prevenirle o accelerarne il percorso di guarigione.

In prima istanza dobbiamo considerare che quasi sempre queste patologie sono forme di infezione virali e solo eccezionalmente e in paziente già predisposto possono complicarsi in infezioni batteriche.

La differenza è sostanziale perchè mentre per la maggior parte dei batteri abbiamo farmaci efficaci, come gli antibiotici (sempre che il loro abuso non ne diminuisca l’efficacia!), per le infezioni virali non possiamo affatto dire la stessa cosa.

La patologia virale fa il suo decorso con o senza farmaci antivirali. I comuni farmaci antivirali oltre che avere scarsa efficacia sono anche particolarmente tossici. Si può dire senza difficoltà che il vantaggio terapeutico non supera la tossicità del farmaco.  Non solo, i farmaci così detti antinfiammatori o antipiretici usati senza scrupolo, riducendo  la temperatura del corpo, rendono il virus meno aggredibile essendo i più comuni virus estremamente sensibili al calore.

Da alcuni studi scientifici è stato evidenziato addirittura che i casi meno trattati di poliomielite sono quelli che hanno riportato meno lesioni permamenti. L’unico vero metodo efficace contro i virus è quello della vaccinazione, il metodo inventato da Pasteur consente anticipatamente la creazione di anticorpi da parte del corpo ricevente e quindi una pronta ed efficace risposta da parte del sistema immunitario.

Il corpo umano  si difende dalle infezioni virali con due grandi risposte immunitarie; la prima,  immediata, consiste nel riconoscimento dell’ agente estraneo e subitanea fagocitosi da parte di queste fantastiche cellule che appunto, come  dice chiaramente il loro nome “macrofagi”, si pappano il nemico seduta stante senza discutere!

Questa è la nostra  prima linea di difesa, se il corpo è sano e la sua risposta naturale valida, la malattia potrà essere evitata sul nascere. In caso di ridotte difese o in caso di carica virale importante o particolare virulenza del virus la prima linea di difesa può essere inefficace o insufficiente e il nemico passa quindi la nostra prima barriera protettiva per addentrarsi più profondamente nel corpo dell’ospite malcapitato.In questa seconda fase il corpo non vaccinato deve riconoscere il nemico e produrre una risposta attraverso la produzione di cellule  specifiche di difesa e quindi mettere in piedi la produzione di anticorpi specifici. Ci vogliono in media almeno tre giorni perchè il corpo organizzi una valida risposta; ecco quindi che la patologia, se non si complica, durerà da tre giorni a una settimana in media, ovviamente in un corpo sano.

Il vaccino allora serve direte voi? Se il virus non si è modificato,  il vaccino assunto almeno venti giorni prima del contatto con il virus e soprattutto quando il ricevente presenta delle valide risposte immunitarie di base, il vaccino potrà impedire l’insorgere di quella specifica patologia.

Ma se il ricevente viene infettato prima che abbia avuto il tempo di produrre gli anticorpi o se le sue risorse immunitarie di base sono scarse, a causa di patologie sistemiche o metaboliche,  anche l’efficacia del vaccino potrà essere insufficiente; in questo caso ci si ammala  ma con sintomi più lievi. Il rischio di questi individui è che il sistema immunitario possa essere sovrastimolato e,  per così dire, eccessivamente impegnato. Si rischia in questi casi di essere maggiormente suscettibili a contrarre altre infezioni virali.

I rinovirus per esempio o virus del raffreddore si modificano così velocemente da non garantire nessuna possibilità di essere riconosciuti dal sistema immunitario e quindi se ci sono scarse risposte immunitarie legate all’età o a patologie in corso, il paziente potrebbe passare da un raffreddore all’altro e magari rischiare complicanze batteriche anche se vaccinato.

La vaccinazione di soggetti deboli offre una garanzia di tutela solo nei confronti dello specifico virus per il quale si viene vaccinati e non protegge contro altre infezioni; inoltre, se eseguita quando il paziente sta covando un’altra patologia infettiva, può essere estremamente dannosa in quanto sottrae risorse alle difese immunitarie che in quel preciso momento dovevano indirizzarsi contro il nemico alla porta e non contro il nemico futuro.

La vaccinazione inoltre è una stimolazione del sistema immunitario non naturale, quanto questa stimolazione possa contribuire in alcuni soggetti magari già predisposti alla possibile sovraeccitazione del sistema con comparsa di manifestazioni allergiche o patologie autoimmunitarie, non siamo ancora in grado di definirlo.

Il dubbio è lecito e sano, senza dubbi non avremmo mai scoperto che la terra è rotonda, non avremmo mai fatto nessun passo avanti nella scienza. La vaccinazione è quindi una grande possibilità da usare per patologie gravi come gli antibiotici d’altronde o il cortisone, ma usando queste potenti armi per malattie lievi con ridotti esiti e bassissima mortalità,  il rischio è quello di rovesciarne la potenzialità terapeutica a nostro sfavore.

Che fare quindi per combattere le infezioni stagionali? In primo luogo nutrirsi in modo equilibrato. Soprattutto coloro che fanno scarso utilizzo di sostanze animali devono assolutamente integrare l’alimentazione con alcuni costituenti base e verificare di non essere carenti di ferro o di vitamina B12 o di alcuni aminoacidi come l’Arginina.

Non impegnare il sistema macrofagico, nostra prima linea di difesa, con il fumo per esempio o atmosfere decisamente cariche di particelle potenzialmente irritanti per le prime vie aeree e qui grazie al cielo abbiamo fatto un bel passo, togliendo il fumo dai locali pubblici e dai luoghi di lavoro.

Evitare il più possibile di assumere sostanze potenzialmente irritanti per gli intestini, negli intestini infatti si trovano le placche del Payer, zone dove vengono prodotti i linfociti T, estremamente importanti per le risposte immunitarie.   Zuccheri raffinati e farine bianche oggi estremamente raffinate, olii vegetali cotti e molte altre sono le sostanze ad azione irritante, purtroppo  presenti un po’ dovunque in tutti i cibi confezionati  da supermercato.

Diventa quindi necessario ritornare ad un’alimentazione più pura e semplice e questo richiede un lavoro serio e graduale individuale, magari aiutati da professionisti nel campo della medicina nutrizionista. Infine esistono rimedi naturali utili, alcuni vecchi come il mondo come gli olii essenziali, altri di nuovissima scoperta da parte di alcune, rare industrie farmacologiche che affrontano la tematica del naturale con molta serietà.

Infine esiste il buon senso, che una volta si usava molto di più. Alle prime avvisaglie di un colpo di freddo bisogna intervenire prontamente, rimanere in ascolto,  non farsi sorprendere, essere pronti e informarsi prima su cosa tenere in casa. Quando il nemico è alle porte è facile agire sulla prima linea di difesa risvegliandola dal torpore.

E quando il virus  è ruscito ad entrare, non tergiversate. Mettetevi a riposo, a letto possibilmente,  aspettate che il corpo metta in piedi la sua personale battaglia e dategli il tempo di farlo prima di rimettervi al lavoro. Evitate estremismi come la sauna o il digiuno perchè possono peggiorare la situazione a favore del patogeno. Se vi sentite deboli chiedete aiuto al vostro medico di fiducia possibilmente specializzato e non improvvisato sui metodi naturali a disposizione e più adatti alla vostra costituzione individuale.

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