A furia di indagare sull’infinitamente piccolo, il rischio è di dimenticarsi l’origine.
E’ ovvio che il sapere progredisce verso sempre maggiori dettagli, verso l’accumulo di nozioni e quindi procedere in direzione del microscopico è la naturale tendenza del ricercatore.
Ma questo genera spesso la dimenticanza del fatto che anche il più piccolo dettaglio è pur sempre parte di un tutt’uno più grande.
Il fatto che si sia arrivati a definire quale singolo gene produce la tal malattia è in se’ una grande conquista. Indagare sui meccanismi fisici alla base delle varie patologie che rattristano la vita umana (e a guardare il numero di esse viene veramente da dire che la vita è un miracolo) è indispensabile al progredire scientifico.
Questo però non dovrebbe far dimenticare che il corpo umano è anche un’entità a se’ stante, in se’ completa ed unitaria.
Come tale dovrebbe essere sempre visto.
Per fare un paragone, prendiamo il classico caso della televisione vecchia di qualche anno. Improvvisamente lo schermo fa vedere tutto in verde.
Dato che i colori dello schermo vengono ottenuti miscelando i tre colori di base, rosso, verde e blu, un qualunque tecnico ci dirà che è “partita” la scheda che controlla, ad esempio, il colore rosso. Per cui vedremo solo verde e blu sullo schermo.
Il tecnico sostituirà quella scheda e le immagini torneranno a farsi vedere come prima.
Solo che dopo pochi giorni magari non funzionerà più l’audio. Di nuovo il tecnico, di nuovo la riparazione.. e dopo qualche altro giorno… PUFF! La tv non si accende più. Morta!
All’interno di un apparecchio televisivo i vari componenti, anche se esclusivamente elettronici, vanno incontro ad usura nel tempo, ma lo fanno tutti assieme.
Inserire un nuovo componente implica che quell’elemento, essendo nuovo appunto, avrà una sua propria resistenza maggiore rispetto a quelli più vecchi.
In realtà abbiamo introdotto una disarmonia nell’apparecchio che con il passare del tempo renderà ancora maggiore l’usura sui componenti originali e più vecchi, che cominceranno invariabilmente a guastarsi in cascata.
Ci piaccia o no, l’ingegneria del corpo umano non è così diversa da quella di qualunque altro corpo fisico. I componenti si usurano, si guastano e generano problematiche e disfunzioni.
Ma non sempre agire sul singolo componente, ovvero sul sintomo del problema, è atto che paga. Anzi, oltre un certo livello, intervenire sul sintomo può addirittura indurre uno squilibrio più grave nel resto del corpo.
Prendiamo il caso di una bella influenza di quelle stagionali. Una volta si stava a letto, alimentandosi con cibi leggeri, e placando l’eventuale febbrone con la classica pezzuola imbevuta di acqua fresca per raffreddare il cranio. I pochi antipiretici esistenti venivano utilizzati solo quando la febbre saliva a temperature pericolose.
La temperatura interna, salendo oltre i 39 gradi, agiva da disinfettante naturale, dato che molti virus e batteri non resistono alle alte temperature.
Oggi invece si tende ad assumere immediatamente un antiinfiammatorio o un antipiretico non appena la temperatura sale di poche linee. Non si da modo al corpo di combattere l’infezione con i propri mezzi e, per contro, si introducono nel corpo dei farmaci che comunque, per quanto sicuri, qualche effetto collaterale ce l’hanno sempre e che quindi tendono a squilibrare una condizione che invece è naturale.
Non sto dicendo ovviamente che non dobbiamo curarci e che i farmaci non devono essere usati.
Sto dicendo che nel tempo si è persa l’abitudine di usarli solo quando servono veramente, cosa che ha portato a degli squilibri, come per esempio la comparsa di germi resistenti a molti antibiotici e talora rischiamo di squilibrare e alterare il normale e intelligentissimo sistema immunitario, con gli evidenti pericoli che questo comporta.
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Ora mi è tutto più chiaro!! Aspetto che passi…la febbre!