La condizione di trauma si può considerare come un evento esterno, un vento così forte da causare una lesione dei tessuti coinvolti.
Un uragano, che passando distrugge o danneggia più o meno severamente tutto quello che trova sul suo cammino.
La reazione del corpo a questo insulto esterno è mediata dal sangue e dai liquidi corporei, che imbibiscono la zona del trauma per travaso diretto o per mediazione chimica.
Questa reazione naturale è responsabile però a sua volta, di un ulteriore rallentamento della circolazione sia sanguigna che energetica, già duramente compromessa dal trauma diretto.
Potremmo dire che il corpo risponde con l’acqua. Con l’arrivo dell’uragano, tutti gli abitanti si sono messi in macchina, rallentando la circolazione, con l’arrivo dell’acqua la strada piena di detriti e di fango diventa così, impraticabile.
Ci vuole la protezione civile e la volontà dei cittadini per rimuovere dalla strada i detriti, ci vogliono i vigili per dirigere il traffico, affinché la strada sia nuovamente percorribile. Successivamente ci vuole il tempo perché la terra assorba l’acqua e infine ci vogliono risorse ben direzionate affinchè si ricostruiscano e riparino le case distrutte con materiale nuovo. Un costo enorme per lo stato!
Si può dire che in ogni trauma, anche senza emorragia esterna, vi è sempre una perdita di liquidi e di sangue; perchè questi restano intrappolati nei tessuti e poi vengono rimossi e distrutti.
Inoltre per la riparazione dei tessuti è necessaria una dose maggiore di sostanze nutritive, e infine sia per la bonifica che per la ricostruzione servono risorse di energia.
Ecco che pensare come fa la medicina classica che basti somministrare ferro per il sangue e calcio per le ossa, può voler dire, accumulare una quantità enorme di mattoni, senza preoccuparsi minimamente di fornire un approccio organizzato e serio ai lavori di pulizia e soprattutto di ricostruzione.
Questa visione più globale, del complesso meccanismo che si trova dietro ogni tessuto e ogni singolo disturbo è un tipico approccio della Medicina Tradizionale Cinese.
In sintesi una analisi semplice di cosa succede, cosa manca e cosa eccede e la soluzione pratica alle diverse esigenze. Con la fitoterapia si può lavorare meglio su cosa manca: energia, liquidi, sangue, sui così detti vuoti, ma anche sul movimento, e con l’agopuntura si può lavorare meglio sui pieni e sui blocchi energetici.
Entrambe queste terapie contribuscono ad un lavoro raffinato di sostegno fisico. Un trauma curato con la fitoterapia e l’agopuntura , oltre che con terapie fisiche e riabilitative, permette un ritorno alla normale funzionalità molto più veloce, attraverso una riparazione più rapida dei tessuti e una armonizzazione complessiva dell’individuo.
1 Comment
tutti questi articoli rispecchiano esattamente il mio caso doloroso e abbastaza critico.Se ci fosse da esprimere un voto per quello che avete publicato in queste pagine e la scala voto fosse da 1 a 100, io sensa pensarci darei 100 e con l’occasione approfitto per chiedervi se per caso siete a conoscienza di qualche professore bravo in campo di cefalee , che mi possa dare una mano a stare un pò meglio. vi dico di dove sono, tanto non mi importa di publicarlo; sono di Terni (Umbria).Grazie e cordiali saluti: Mario