E stato uno slogan di Parish Hilton poi riproposto con umorismo dalla Littizzetto.
Ma nessuno meglio dell’essere umano teme ed evita accuratamente il cambiamento.
Mangiamo sempre le stesse cose, usiamo sempre le stesse marche di prodotti, scegliamo sempre la stessa strada per arrivare in un posto.
Le persone se la spiegano dicendo “beh è la pasta che mi piace di più“, quella marca è la migliore e quella strada la più breve o veloce. Non sembrerebbe niente di sbagliato, ma il problema e che così facendo non proviamo altre possibilità, non facciamo esperienze nuove, certo alcune saranno anche pessime scelte, ma chissà… potremmo trovare anche soluzioni migliori, fare piccole scoperte sul nostro gusto.
Comporta comunque un rischio cambiare e poi ci sono i detti “non lasciare la strada vecchia per quella nuova”, non uscire dalla strada principale potresti incontrarre il lupo cattivo di capuccetto rosso.
Si può dire che nella morale classica il cambiamento, la ricerca del nuovo debba essere punita, ” chi troppo vuole nulla stringe” per dirne un’altra.
Esiste quindi un alone di senso di colpa nel volere cambiare e nel cercare soluzioni nuove o migliori, un alone di paura e infine esiste la nostra radicata e imperante pigrizia.
La verità è che la pigrizia mentale regna sovrana, e insieme alle abitudini, ci evita di pensare. Ci comportiamo come le più comuni macchine, andiamo in “stand by” credendo di risparmiare energia, mentre in realtà ci sclerotizziamo nella tomba delle abitudini.
Fino ad arrivare ad un atteggiamento ancora più grave e triste, che non ci permette di imparare e vedere niente di nuovo, perchè partiamo dal presupposto che già lo conosciamo, che già sappiamo.
Come dice Orage nel libro “La comprensione dell’essere“, usiamo solo una piccolissima parte del nostro cervello, come se abitassimo in un castello ma ci comportassimo come in un piccolo monolocale.
Iniziamo già da piccoli e poi, più gli anni passano e più questo atteggiamento di totale mancanza di flessibilità aumenta fuori e dentro.
Diventiamo rigidi mentalmente e fisicamente. Nella medicina cinese già anticamente era conosciuto lo stretto legame che unisce corpo e mente.
Ecco che un’attività motoria volta al mantenimento dell’elasticità del corpo come lo sono molte discipline orientali antiche, agendo sull’elasticità del corpo agisce anche su quella della mente.
Ma anche la mente potrebbe, se addestratta a lavorare sull’elasticità, produrre un miglioramento della rigidità fisica.
Ma allora perchè non cominciare a stupirci, provando a cambiare? Cambiamo i tipi di cibo a colazione ma perchè sempre cappucino e brioche, perchè non proviamo a comprare marche non abituale di prodotti, magari leggendone l’etichetta? Perchè non proviamo a cambiare il modo di vestirci, che so, anche il look? Perchè non provare nuove strade?
Potremmo scoprire che sono molte le cose che ci piacciono e che non conoscevamo, potremmo incominciare a scoprire che ci sono sempre molteplici alternative e capire che vale la pena essere alla guida del nostra esistenza al posto di inserire il pilota automatico.
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La paura è la madre di ogni rinuncia. Spesso non ci si priva di un’esperienza perché la si ritiene sbagliata, ma perché se ne temono le conseguenze.
“Io non avrò paura. La paura uccide la mente. La paura è la piccola morte che porta alla cancellazione totale. Affronterò la mia paura. La lascerò passare sopra di me e attraverso me. E quando sarà passata, volgerò il mio occhio interiore per vedere il suo cammino. Là dove la paura è passata non ci sarà nulla. Rimarrò soltanto io.” Dal Film Dune.