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La legge del tutto o nulla

I primi medici ricercatori, per comprendere il funzionamento del sistema nervoso, studiavano le reazioni prodotte sui nervi di una rana decerebrata dopo l’applicazione di stimolazioni elettriche. Così facendo, si scoprì l’esistenza di una soglia di intensità oltre la quale per tutte le stimolazioni si genera un’identica risposta, indipendentemente dal tempo di applicazione e di stimolazione: elettrica, chimica o meccanica.

Tutti gli stimoli che hanno un’intensità inferiore alla soglia non sono in grado di produrre alcuna risposta, anche se la stimolazione si protrae per ore intere. In definitiva non esiste una modulazione della risposta: questa o c’è o non c’è. E’ la stessa legge che nel mondo informatico viene definita sistema binario: c’è = 1, non c’è = 0. E’ la base sulla quale il nostro organismo è in grado di rispondere alle stimolazioni esterne e interne, e sulla quale si organizza il complesso del sistema nervoso. In altre parola è la “legge del tutto o nulla”.

Se l’intensità impiegata per seguire la nostra strada nella vita è insufficiente, non produce nessuna risposta, non serve a nulla, è tempo sprecato; non riusciamo a “passare la soglia”.

Tutti abbiamo avuto modo di sperimentare almeno una volta nella vita l’intensità giusta, e la qualità che immediatamente questo ha generato in noi; la ricordiamo con precisione, perchè ha prodotto in noi un cambiamento oggettivo, osservabile. Oggi mi guardo indietro e vedo solo quei brevissimi lampi di crescita, e posso affermare che senza intensità il tempo è buttato via, e con esso ogni opportunità di evoluzione.

Ma cosa ci impedisce di essere intensi? Mi sono chiesta, perchè tanta fatica in una cosa che apparentemente sembra così semplice?

Siamo stati cresciuti con frasi del tipo:

“non ti stancare troppo” – (ovvero sei autorizzato a oziare)

“non fare il passo più lungo della gamba” – (ovvero non osare superare le tue paure)

“fai quello che puoi” – (ovvero non pensare di poter migliorare)

“non importa vincere ma partecipare” – (tanto si suppone che tu perda)

“non puoi avere la botte piena e la moglie ubriaca” – (ma poi perchè no?)

Siamo stati educati ad accontentarci di quello che abbiamo, avere troppe pretese nella vita significa non essere umili. E’ una questione di morale! E questa morale, di origine fondamentalmente religiosa, è così profondamente radicata in noi da non essere neanche più riconoscibile. Ci hanno messo un freno a mano tirato di serie. Noi siamo abituati a giudicare la nostra velocità dal rumore del motore. Così quando il freno a mano è tirato noi pensiamo di essere in quinta, mentre siamo solo in seconda.

“Chi va piano, va sano e va lontano”. Non va da nessuna parte, per la miseria! E comunque non arriva in tempo!

Questa educazione non ha fatto che generare un’immensa paura di vivere e un’altrettanto immensa paura di morire. Vedere questa paura, vedere da cosa si scatena, vedere il limite della nostra idea di noi stessi permette di trovare l’energia per andare oltre, la stessa che utilizzano i bambini e che tutti noi ricordiamo e che consente di trovare l’intensità necessaria alla nostra crescita, e di non sprecare il nostro tempo.

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2 Comments

  1. James ha detto:

    Ottimo ma non solo paura di vivere e morire ma anche paura di perdere! Senza sconfitte, senza frustrazioni non andiamo da nessuna parte se non ci giochiamo con “intensita” abbiamo sempre la vocina interiore che ci fa pensare … non ci riesco ma solo perchè non mi sono impegnato fino in fondo … Se ci impegnamo al massimo possiamo anche non farcela ma non avremo rimpianti. Vivere e morire con meno rimpianti possibili rende il tutto più “intenso”!

    • hazle ha detto:

      Secondo me sono frasi molto sagge. Io purtroppo non le ho mai ascoltate e il risultato è che ho avuto un sacco di problemi di salute legati al troppo stress dello stile di vita che io stessa avevo scelto… alla fine se mi fossi data meno da fare avrei ottenuto di più senza soffrire

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