Si dice e si vede molto bene come oggi l’autorità precostituita conti sempre di meno. A partire dai giovani che non temono più i professori e neanche i propri genitori. Questa nuova realtà mette a disagio insegnanti, padri e madri che non sanno più che pesci pigliare per essere presi sul serio e ascoltati.
Una realtà questa che vale anche per i medici; se una volta bastava essere dottori per esercitare potere e autorità, non si spiegava nulla al paziente, si prescriveva dall’alto del sapere, se il paziente stava meglio era merito del dottore, se peggiorava era per cause superiori.
Oggi per i giovani e per molti adulti evoluti, l’autorità non è più un fatto predeterminato da un ruolo: bisogna meritarsela…!
E intendiamoci non è affatto facile, ma siamo onesti questo è un segno di crescita che ha il suo peso e necessita di una contemporanea crescita di maturità, coerenza e rettitudine da parte di chi possiede un ruolo che dovrebbe essere autorevole.
Non vi è niente di ovvio anche nelle affermazioni più classiche: devi studiare, bisogna lavorare, il latte fa bene..ecc. quando si usano queste frasi bisogna conoscerne i limiti, non le mode del momento, è necessario studiare le diverse angolazioni della materia di cui si parla e considerare le diverse questioni nella loro complessa interezza o quanto meno provarci. Questo ovviamente non significa limitarsi a ripetere come dei pappagalli ciò che sembra, a parere della massa, l’azione e il pensare più corretto.
I giovani vogliono capire, molti adulti invece preferiscono ancora che a capire siano gli altri. Non basta più dire ai ragazzi, “non voglio che bevi alcolici, che fumi e che ti droghi”! “Devi studiare, devi ascoltarmi, devi essere obbediente”…..perchè vedete ormai non esiste più la minaccia della punizione ovvero la paura che prima teneva tutti e tutto sotto controllo. E meno male! Sono ben altre le argomentazioni che si devono usare per essere autorevoli: bisogna prima pensare, che non significa usare meccanicamente il cervello per fare ciò che apparentemente sembra più facile, comodo, e che fanno tutti.
Oggi bisogna spiegarle le cose e spiegarle bene, sapendo cosa si sta dicendo e perchè lo si sta dicendo non pretendendo che visto che lo diciamo noi che siamo adulti, sia così e basta!. E’ finita quell’epoca la discussione deve esistere e bisogna avere gli attributi per sostenere le argomentazioni giuste senza entrare in contraddizione.
Per il consulto medico le cose non sono tanto diverse; un sintomo o un quadro patologico sono molto spesso la sommatoria di un numero di solito elevato di fattori. La postura e vizi posturali, l’età, lo stile di vita, la presenza di traumi pregressi fisici, la situazione viscerale, la situazione ormonale, il vissuto e lo stato emozionale, la costituzione e i fattori ereditari.
Questo sembra chiaro a tutti, ma in verità vi posso assicurare che nel momento pratico, il classico paziente preferisce e chiede disperatamente un nome per suo problema, non vuole in verità capire cosa lo ha generato e quindi cosa fare per migliorare. Pretende il nome della cosiddetta “diagnosi precisa” se possibile un nome complicato e difficile, da poter usare per spiegare a se stesso e agli altri che lui è malato.
Se possibile poi vorrebbe una bella cura farmacologica o chirurgica chiara che risolvesse il tutto. A parte quadri importanti e severi o patologie avanzate e conclamate la situazione non è mai così semplice. Un dolore a un ginocchio può essere un insieme di fattori totalmente diversi con peso specifico diverso da caso a caso, anche con una risonanza del tutto simile che evidenzia una lieve meniscosi e segni di artrosi.
Siamo complicati e la soluzione del problema va affrontata con serietà. Non basta più dire solo che è colpa dell’artrosi, oppure dell’età. Non basta più solamente intervenire chirurgicamente o dare delle terapie, bisogna seguire il paziente e il suo recupero, e dare delle indicazioni motorie, posturali, oppure alimentari e quando necessarie anche psicologiche e comportamentali.
E’ giusto, anche se non facile ,spiegare che i fattori causali possono essere tanti e le diverse possibilità di cura vanno considerate magari una alla volta procedendo in modo semplice ma cercando di sistemare e porre rimedio nelle direzioni più importanti a seconda dei casi. I giovani e alcuni pazienti questo lo capiscono anzi lo vanno cercando e lo chiedono.
Chi vuole essere autorevole deve prima di tutto esserlo nei riguardi di se stesso, deve uscire dalla omologazione del pensiero di massa e creare e sviluppare un suo pensiero sui fatti che lo circondano abitualmente. Deve per esempio egli stesso studiare se vuole dire a suo figlio che lo studio è importante, non passare la domenica seduto sul divano a guardare la partita e poi sbraitare “hai fatto i compiti?”
Così come un medico dovrebbe egli stesso non fumare, praticare discipline e sport nel tempo libero e mangiare in modo controllato e sano. E certamente non proporre interventi di infiltrazione cortisonica o chirurgici o trattamenti antibiotici che lui stesso non eseguirebbe mai sulla sua persona; non è coerente eppure è diffusissimo!
Solo in questo modo si diventa autorevoli ovvero si guadagna e si merita il riconoscimento di un’autorità.
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